Rossi e il pranzo d’affari. Toscana, l’inchiesta dilaga

L’ex governatore incontrò i conciatori, i carabinieri ascoltavano lì a fianco. Carriere politiche e progetti immobiliari: la Regione al centro di tutto

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di Stefano Brogioni

Firenze

Un pranzo top secret in un ristorante di piazza del Duomo, a Firenze, per tenere saldi i rapporti anche per il “dopo“. Nelle carte dell’inchiesta in cui s’intrecciano gli interessi della lobby delle concerie di Santa Croce e gli affari sporchi della malavita organizzata, in mezzo c’è la politica. Rapporti, incontri. Uno di questi avviene sotto gli occhi dei carabinieri: il 12 ottobre 2020, si siedono allo stesso tavolo l’ex governatore Enrico Rossi (non indagato in questa inchiesta), il capogabinetto Ledo Gori e due rappresentanti dell’Associazione Conciatori, oggi agli arresti domiciliari, Aldo Gliozzi e Piero Maccanti. Vicino a loro, camuffati tra gli altri avventori, i carabinieri.

Rossi è ormai arrivato a fine mandato, di lì a pochi giorni gli succederà Eugenio Giani. E infatti, l’argomento trattato a pranzo è proprio il suo futuro. Rossi – annotano gli inquirenti – inizia a illustrare i suoi progetti, ipotizzando un "impegno in Europa" e anche le spese che deve sostenere. Tra queste, ci sono 20mila euro per l’affitto di una sede. Per questo, chiede un contributo ai conciatori, che già hanno sostenuto, nel 2015, l’associazione di Gori che lo sosteneva. Ma anche l’Associazione ha le sue richieste. In quei mesi è ormai entrato nel vivo un braccio di ferro con gli uffici della Regione riguardo agli smaltimenti, e gli uffici dell’Ambiente hanno chiesto un monitoraggio del corso d’acqua in cui scarica il depuratore del consorzio Aquarno. "Questo ci mette un po’ in difficoltà, perché lì c’è un pezzo di terreno demaniale della Regione, perché l’antifosso era della Regione ed era pieno di fanghi e la Regione domandava di fare il campionamento sul posto per vedere cosa c’era", dice Gliozzi. Rossi s’informa su chi c’era per l’Arpat. "Qualche genio, il Sanna della situazione", risponde , facendo riferimento al funzionario che, come emerge sempre dalle intercettazioni, i conciatori, con l’ausilio della sindaca di Santa Croce Giulia Deidda, volevano rimuovere perché ritenuto d’intralcio. Il pranzo si conclude con un accordo: i conciatori avrebbero elargito, con una sponsorizzazione, 6-7mila euro l’anno "gestiti in autonomia come associazione", donati da "sette o otto imprenditori". E, in macchina, studiano anche il futuro. Quando Gori non ci sarà più: "Sarà meglio sbrigarsi in questi due anni a far qualcosa", "bisogna capire l’andazzo", "studiamoci un attimo e poi si chiede un incontro a Giani". "Non sono indagato, il pranzo in questione si è svolto quando non ero già più presidente - puntualizza Rossi -. Ho esposto le mie intenzioni di voler avviare un impegno politico culturale e formativo. Per questo ho chiesto legittimamente contributi".

"Grazie" al consigliere regionale Pd Andrea Pieroni, i conciatori lo scorso giugno avevano ottenuto anche un emendamento a una legge regionale in materia di scarichi. "Gli ho detto a Eugenio (Giani, all’epoca presidente del consiglio regionale): vai liscio e di buttarlo lì". La seduta era in streaming. "Il coronavirus un pochino ha aiutato, sì".