Juventus, Ronaldo non è stato un affare. Dal colpo a peso d’oro alla crisi

Cr7 sbarcato a Torino per vincere la Champions: 258 milioni in 3 anni e solo sconfitte in Europa. La cessione (in anticipo) non è servita a risistemare i conti. Si pensa di vendere altri campioni

Cristiano Ronaldo

Cristiano Ronaldo

Un club andato fuori giri. La metafora ferrarista è inevitabile per la Juve, che nonostante la rivoluzione quasi obbligata nelle cariche rischia di pagare a carissimo prezzo, anche sul campo, i voli pindarici che ne hanno segnato le ultime annate.

Bianco e nero: la gloria e le ombre. I diciannove titoli dell’era Agnelli ai titoli di coda danno la dimensione del dominio che la Signora ha instaurato entro i nostri confini calcistici. Ma l’inseguimento ostinato di una grandezza a livello internazionale, con la Champions che si è fatta ossessione, ha portato a osare probabilmente più del dovuto. E il caso Superlega, il campionato d’Europa delle ’elette’ che ancora rientra tra gli obiettivi della Continassa, ha pienamente certificato questa grandeur sempre più stridente nelle contingenze del nostro calcio.

Ronaldo è stato lo spartiacque di un’epopea. Ciascuna delle sue tre stagioni in bianconero è costata alla società 86 milioni tra ammortamento e stipendio lordo. È tutto fuorché un caso che l’avvento a Torino del campionissimo sia coinciso nel 2018 con la partenza di Giuseppe Marotta, principale artefice del nuovo decollo della Juve dopo anni bui, e del suo consolidamento al top del nostro calcio. Prese le redini dell’area tecnica Paratici, con trionfi relativi prima di raggiungere Conte al Tottenham.

Era arrivata, nel frattempo, anche l’ondata pandemica a scuotere le fondamenta di una società ormai abituata solo a volare altissima, senza alternative. La Juventus come un albatros: superba alle quote più elevate, impacciata nelle comuni traiettorie. Tanto da vincere l’ultimo dei nove scudetti con grande patimento e malumori crescenti, illudendosi che giubilare poi il ’giochista’ Sarri fosse sufficiente per ripristinare la superiorità vista con il primo Allegri. L’azzardo Pirlo in panchina non ha pagato – ma il ‘Maestro’ ha pur sempre vinto gli ultimi due titoli, la Coppa Italia e la Supercoppa italiana nel 2020-2021 – e la successiva restaurazione nel nome di Max è poi iniziata con un anno senza trofei e le difficoltà della stagione in corso già segnata dalla prematura uscita dalla Champions.

L’attuale tecnico – quasi un paradosso vista l’ondata social #allegriout prima del prodigioso recupero in campionato nel mese pre-mondiali – rimane l’unico punto fermo di questa Juve che cambia pelle e incassa la piena fiducia del presidente di Exor, John Elkann. Tutto il resto, a livello dirigenziale e tecnico, torna clamorosamente in bilico perché mai come in questi casi a comandare è il bilancio. Appena due mesi fa, si registrava il record storico del ’rosso’ juventino, 254 milioni di perdite. Più della metà dei ricavi certificati dall’ultimo bilancio, pari a 443 milioni. Cifre che non possono che corrispondere a un ’grande freddo’ sul piano degli investimenti e dei progetti, anche in un club che ha avuto l’esclusiva prerogativa di beneficiare di due aumenti di capitale da trecento e quattrocento milioni chiusi nel gennaio 2020 e nel dicembre 2021.

La nuova Juve non potrà che ripartire dai giovani, quelli scoperti quasi per forza negli ultimi mesi visti gli infortuni che hanno messo fuorigioco le stelle dell’ultima campagna acquisti: Pogba, Di Maria e Paredes. Se Fagioli, Miretti e Iling rappresentano il futuro, sembra inevitabile che il club si liberi dei giocatori più costosi. Rischiando anche di abortire quei piani mirabolanti che anche di recente erano stati lanciati. Due i nomi che potrebbero essere sacrificati sull’altare dei conti: Vlahovic, talento cristiallino che però non ha mai trovato un vero feeling con l’allenatore, e persino Chiesa, rientrato da poco dopo più di nove mesi di stop.

La Signora non potrà non passare per tagli dolorosi in questa faticosa operazione di rilancio tra secche tecniche e pastoie giudiziarie. Ma proprio ora deve darsi un futuro. E come fece il Milan della rinascita pochi anni or sono, mettendo alla scrivania due miti come Maldini e Boban, potrebbe individuare in Del Piero e Chiellini le due leggende illuminate in grado di rimettere in carreggiata la società con la loro esperienza di campioni. Sono gli stessi tifosi a invocarli, ora. A capo dell’area tecnica rimarrà Federico Cherubini, nonostante la sua iniziale intenzione di dare le dimissioni visto il legame con Agnelli.

La rivoluzione bianconera avrà un ulteriore contropiede da contrastare, scatenatosi addirittura all’estero. La Liga spagnola, associazione dei club della massima serie, ha chiesto "l’immediata applicazione delle sanzioni sportive" alla Juve. Ad aprile scorso aveva presentato denuncia ufficiale all’Uefa accusando la Signora "di aver violato il regolamento del fair play finanziario" con le plusvalenze su cui stava indagando la Guardia di finanza italiana, e di "nascondere il vero stipendio dei suoi giocatori".