Giovedì 18 Aprile 2024

Romano La Russa "In giunta voglio contare Per FdI metà assessori"

Il fratello minore di Ignazio, presidente del Senato, è stato eletto in Lombardia "Spero di essere il nostro capodelegazione. Con noi Prandini di Coldiretti"

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di Giambattista

Anastasio

Primo partito in Lombardia alle ultime Politiche, primo alle Regionali: 28,5% a settembre, 25,2% ora. Non era mai accaduto. Ma, sottolinea Romano La Russa, assessore regionale uscente e fratello minore del presidente del Senato, il risultato di Fratelli d’Italia non è un exploit, deriva da un percorso iniziato 10 anni fa con uno strappo spericolato: quello con l’allora Popolo della Libertà. E quella scelta fu condivisa da chi, con Alleanza Nazionale, aveva avuto responsabilità di governo. Pure in Lombardia. Tra questi proprio La Russa: "Non è vero che abbiamo un problema di classe dirigente".

La Russa, quanto ha inciso il traino di Giorgia Meloni?

"La credibilità della quale gode Giorgia conta molto, ma in questo non vedo nulla di negativo né di nuovo. La personalizzazione in politica c’è sempre stata: c’era con Togliatti, Berlinguer, Moro. Ma se avviene con una leader di destra, allora c’è qualcosa che non va. Io vorrei sottolineare un punto: la credibilità riconosciuta a Giorgia e a FdI, è la credibilità della coerenza. I lombardi ci hanno premiato per questo. Meloni è a capo del partito da 10 anni, non è una leader da una stagione, e in questi 10 anni la crescita di FdI è stata lenta ma costante. Siamo nati da una scissione che a molti sembrò incredibile, restando fedeli ai nostri valori. Questo piace ai lombardi, oltre all’attenzione a famiglia e sicurezza".

E l’autonomia? Dovrete risponderne a chi ieri votava Lega.

"Alcuni voti sui quali ha potuto contare la Lega in questi anni arrivavano anche dalla nostra area, dalla destra. Ora li stiamo recuperando. Ma noi abbiamo addosso gli occhi di tutti e sapremo rispondere a tutti. L’autonomia non è un tema che ci fa impazzire ma non siamo contrari purché sussistano due condizioni: non deve essere una secessione, e non lo è, basta leggere il testo approvato in Consiglio dei ministri, e deve avvenire contestualmente alla riforma costituzionale per l’elezione diretta del capo dello Stato".

Non siete nati ieri, ma in Lombardia avete un problema di classe dirigente.

"Non è corretto dare questa rappresentazione, per alcuni di noi non è una novità avere incarichi di governo in Lombardia: io nel ’95 ero uno dei 4 assessori di An nella giunta Formigoni. In Consiglio ne avevamo 12".

Ora? Otto assessori su 16?

"Non ci siamo ancora confrontati sulla giunta, lo faremo nei prossimi giorni tenendo nel giusto conto le volontà di tutti".

Otto è nell’ordine delle cose?

"Noi aspiriamo ad avere 8 assessorati. E a dare i nostri input su ogni decisione della Giunta. Ma non crediamo che ci spetti tutto di diritto. Da piccolo partito abbiamo spesso subito trattamenti poco piacevoli, ma ora, a ruoli ribaltati, non faremo lo stesso".

Il presidente Fontana pare voglia ancora Bertolaso alla sanità: sarà braccio di ferro?

"Bertolaso ha lavorato molto bene, attendiamo di conoscere le sue intenzioni e poi valuteremo. Ci sono altre deleghe importanti, quali l’Agricoltura".

Pare possa entrare in giunta, in quota FdI, Ettore Prandini, presidente di Coldiretti.

"È un nome molto importante, sarei felicissimo di averlo con noi. Un nome da considerare".

Lei sarà vicepresidente?

"Farò quello che mi sarà chiesto fare. Mi piacerebbe restare in giunta con un incarico importante e essere il capodelegazione di FdI".