Sabato 20 Aprile 2024

Casadei: è un inno, no alle strumentalizzazioni

Mirko, l’erede di Raoul, poco convinto dalla proposta della Lega: non c’entra con la nascita della Repubblica, parla della bellezza di una terra

Raoul e Mirko Casadei

Raoul e Mirko Casadei

Gatteo Mare (Forlì-Cesena), 10 dicembre 2020 - Mirko Casadei, lei che oggi rappresenta la prosecuzione della tradizione canora dei Casadei fondata dal suo prozio Secondo e raccolta da suo padre Raoul, come ha accolto questa proposta?

'Romagna mia', una legge per insegnarla a scuola

"Sono perplesso, non la trovo una proposta interessante. Non credo che ‘Romagna mia’ abbia bisogno di una promozione di stampo politico per essere esattamente quello che è, ossia un inno popolare patrimonio di tutti e noto in tutto il mondo, che ha avuto ed ha tuttora una sua vita indipendentemente da chi voglia strumentalizzarla. In più il testo della proposta porta un errore macroscopico, si dice che sia stata scritta nel 1906. Non è così. La canzone è datata 1954 su musica di mio zio Secondo, io lo chiamo così, e testo elaborato, forse, a più mani. Bastava informarsi da noi".

Proposta bocciata, dunque?

"Abbiamo altri problemi in questo momento, nel nostro Paese. Ovviamente mi fa piacere che ci sia chi voglia valorizzare una nostra canzone, ma una parte politica che si fa avanti per prendersi una qualche paternità non mi trova entusiasta".

Però Morrone ha accompagnato la sua proposta con parole lusinghiere.

"Si, lusinghiere ma anche un po’ esagerate. Più che di valori fondanti della nascita e dello sviluppo della Repubblica parlerei di semplicità, di bellezza legata ad una terra. È una delle più semplici tra le nostre canzoni di successo".

Una semplicità che in sole 11 strofe ha contribuito a farne l’inno della Romagna.

"Forse il momento storico in cui è stata scritta. In origine doveva chiamarsi ‘Casetta mia’ ed è evidente il legame con il dopoguerra, con le persone che se ne andavano a cercare fortuna altrove e guardavano alla Romagna con amore e nostalgia. Purtroppo lo zio Secondo non ha fatto in tempo a cogliere appieno il successo della sua canzone che è arrivato, invece, negli anni ’70 insieme ad altre come ‘Ciao mare’".

Lei che ha fatto molte iniziative per far conoscere la musica popolare romagnola nelle scuole come pensa che possano accogliere una canzone che parla della mamma, della casetta, del casolare?

"La canzone è effettivamente un po’ anacronistica, ci vuole altro pur senza nulla togliere alla bellezza di ‘Romagna mia’. Il mio progetto per le scuole gira infatti intorno ad una iniziativa che s’intitola ‘Ad chi sit è fiòl’, e focalizza la contaminazione positiva tra i popoli e il valore dell’incontro soprattutto tra i bambini delle scuole elementari. Ovviamente insegno loro il nostro repertorio popolare da cui emergono i valori della nostra terra e lo scambio tra le generazioni".

Quando ha cantato per la prima volta "Romagna mia"?

"Eh, chi lo sa, è nel mio Dna… Sono nato nella casa dove anche ‘Romagna mia’ è nata, l’ho sempre saputa, non ho dovuto impararla".

Quali pensieri dedica a Secondo Casadei, dal quale tutto è cominciato?

"Pensieri di immensa gratitudine. È colui che ha tracciato la nostra strada".

Quante copie ha venduto "Romagna mia" e a chi vanno i diritti d’autore?

"Impossibile contarle, è comunque una delle canzoni italiane più famose al mondo. I diritti vanno alla figlia di Secondo, Riccarda, che è anche la depositaria della memoria di Secondo e degli spartiti della musica lasciata da suo padre".

 

 

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