Martedì 23 Aprile 2024

Roma, sfilano i pacifisti Il corteo colorato sta col leader 5 stelle E Letta si prende i fischi

Nella Capitale la manifestazione voluta da sindacati e associazionismo "Siamo più di centomila". Landini: "Putin aggressore, sosteniamo Kiev"

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di Giovanni Rossi

ROMA

Piazza San Giovanni strapiena. Senza bandiere di partito. Una foto che va oltre i vessilli arcobaleno. "Pace, pace e ancora pace". In Ucraina. Ora. E poi ovunque, a cascata, per proteggere il mondo "da un rischio nucleare mai così attuale". C’è qualcosa che si muove nella pancia dell’Italia. Un istinto e un ragionamento senza corrispondente – univoca – rappresentanza politica. "Ognuno rinuncia a qualcosa della propria identità come dev’essere quando si cerca la pace". Tutto fila liscio. Salvo quando alcuni manifestanti urlano "guerrafondaio" al segretario del Pd Enrico Letta. "La pace è la cosa più importante di tutte. Siamo qui per dire la nostra, in silenzio", reagisce ai fischi il segretario dem, mentre Giuseppe Conte (M5S) e Nicola Fratoianni (Verdi-Sinistra) si sentono a casa. Sale il grido trasversale: "Stop the war", scandisce Gianpiero Cofano. Seicento sigle e associazioni dall’area cattolica alla sinistra radicale, dai sindacati al terzo settore, chiamano il "cessate il fuoco" immediato nel conflitto sporco tra Russia e Ucraina, tra "aggressore e aggredito", chiaramente definiti in una manifestazione ricca di passione, testimonianze, facce. Dove ogni anima pensante (dall’Agesci alle Acli, dalla Rete Pace Disarmo ai sindacati) porta contributi. E dove tutti convergono nel rilanciare l’iniziativa diplomatica invocata da Papa Francesco (stracitato sul palco).

"Questa è una piazza che sarebbe piaciuta molto a Gino Strada", osserva Rossella Miccio, presidente di Emergency, soccorso pubblico ai colpiti dalle guerre nel mondo. Tendenzioso l’identikit "buonista". "Qui c’è gente che sta compiendo un atto di coraggio", rivendica Flavio Lotti (Tavola della Pace). Perché "chi lavora per la pace non è neutrale". Invoca "gesti concreti". Eccoli: "Assumere un’iniziativa immediata per il cessate il fuoco" e "tagliare le spese militari". Una sfida lanciata al governo. "Solidarietà, impegno, cura" sono le altre parole d’ordine. Soprattutto "cura". Impegnativa perché declinata da più interventi e su più fronti: "Cura per gli altri, per il mondo, per i poveri". E per gli indifferenti.

"Diffidate delle coscienze sedate", si accende don Luigi Ciotti (Libera). Recupera le parole di don Tonino Bello: "La pace è una malattia che ci rende più umani". Applaude "le donne", il loro ruolo. E sfida il governo sul fisco con uno slogan pronto cassa: "Sei per la pace? 6x1000". Ci sono anche i giovani dissidenti iraniani: "Stop dittatura", gridano. Andrea Riccardi (Sant’Egidio) lamenta la perdita di memoria delle tragedie del ’900. "Contro la guerra “riabilitata“ la pace deve tornare a essere possibile. Non ci rassegniamo. Chiediamo all’Europa di agire con forza". "Siamo contro chi ha voluto la guerra, cioè Putin, e in sostegno del popolo ucraino. Ma non possiamo rassegnarci alla guerra, perché il rischio di un conflitto nucleare è concreto", avvisa il segretario della Cgil Maurizio Landini. Il sentiero esiste: "Seguiamo le parole del Presidente della Repubblica per una conferenza internazionale di pace". Negoziati. Subito.