Mercoledì 24 Aprile 2024

Sarah, l’ultra conservatore candidato degli anti-Bergoglio

Fatto vescovo da Wojtyla e porporato da Benedetto. Il suo mandato di "ministro" è già scaduto a novembre

Papa Benedetto XVI e Robert Sarah (Ansa)

Papa Benedetto XVI e Robert Sarah (Ansa)

Roma, 15 gennaio 2020 - Da ministro vaticano della Liturgia, nominato dal Papa, a candidato ideale degli ultra conservatori in un prossimo conclave che spinga la Chiesa lontano dal vento riformista dell’era Francesco. 

Il guineano Robert Sarah, 74 anni, è il cardinale più chiacchierato in queste ore per via di un libro, da lui stesso presentato fino all’ultimo come scritto con Benedetto XVI, a difesa del celibato obbligatorio e polemico con le possibili aperture bergogliane. Legato agli ambienti tradizionalisti, nostalgico di una Chiesa votata al sacro e alla verità più che alla prossimità e alla misericordia, Sarah è osannato dai siti come Lifesite, grancassa del controverso dossier Viganò sulla pedofilia. Gli ambienti della destra cristiana intravedevano nel tandem editoriale Sarah-Ratzinger l’occasione massima per accreditare il cardinale in Sistina. E, invece, la richiesta del Papa emerito di togliere la sua firma al libro, complica i piani. 

Al Culto divino Sarah arrivò a sorpresa nel 2014. Le posizioni dell’alto prelato, vicino a Ratzinger e consacrato vescovo giovanisssimo a 34 anni per volere di Wojtyla, erano note: infuocate sortite sul gender, velate accuse di eresia al cardinale liberal Walter Kasper su divorziati risposati e Comunione. Eppure Francesco preferì avere vicino Sarah, forse per controllarlo meglio. Tre anni fa dovette correggerlo dopo che il presule sostenne l’interpretazione restrittiva di un suo motu proprio che dà agli episcopati nazionali più autonomia nella traduzione dei testi liturgici a discapito del dicastero retto dal cardinale. Che non la prese bene e, se possibile, marcò ancor più le distanze, come sul diaconato femminile. Senza fortuna ha proposto a Bergoglio di vietare la presenza di fotografi ai matrimoni. Il suo mandato quinquennale è scaduto a novembre, ma il Papa non l’ha pensionato. Per ora.