Le quattro ragazze italiane rimaste bloccate al confine con la Bolivia 

"La gente piange, urla. Abbiamo tutti paura". L’angoscia qui – nel distretto di Checacupe provincia di Chancis, ai margini di un Perù travagliato da giorni da una rivolta intestina, figlia di un terremoto politico che ha portato alla destituzione dell’ormai ex presidente José Pedro Castillo Terrones dopo il tentato golpe, impastata di lotta e sangue – ha i colori deliranti di un Paese confuso, i volti tirati degli abitanti di un villaggio rurale di confine che hanno rovesciato in strada una montagna di sabbia, bloccando ai mezzi l’accesso alla vicina Bolivia, per chiedere elezioni immediate. Italiane bloccate in Perù dopo i disordini: "Aiutateci, siamo senza bagno né soldi" È l’angoscia di centinaia di persone, tra cui quattro giovani italiane tra i 22 e i 31 anni, una fiorentina e tre romagnole – Martina Meoni, Giulia Opizzi, Lorenza Zani e Federica Zani – rimaste bloccate su un pullman di linea per quasi due giorni e trasferite soltanto ieri sera in un ostello vicino al villaggio. "Impossibile muoversi da qui: non ci sono neanche i servizi igienici e stiamo finendo cibo, acqua e denaro" si era sfogata ieri mattina a telefono Martina, 25enne fiorentina, – in Perù per un viaggio turistico organizzato al termine della stagione estiva, passata a lavorare in Spagna a Formentera – che era riuscita a inviare in Italia qualche foto: "Stiamo dormendo nell’autobus, ci sono cittadini di tutto il mondo e non siamo tranquilli perché il cibo sta iniziando a scarseggiare, manca l’acqua e molti si stanno disperando". "Non ci vogliono fare passare – le sue parole prima dell’arrivo dei soccorsi – Alcuni stanno finendo il denaro e sperano nella solidarietà degli altri passeggeri, ma non è facile trovare le provviste".  Grande preoccupazione fino a ieri sera anche in Romagna. A Barbiano, frazione di Cotignola nel Ravennate, vive la famiglia di Federica Zani, barista 33enne residente a Faenza; a Lugo abita invece la sorella Lorenza, 26 anni, architetto di professione. Entrambe da ormai 48 ore sono bloccate con l’amica Giulia Opizzi, cuoca di Cesenatico di 21 anni. "Noi stiamo bene, almeno per ora – avevano fatto sapere ieri le ragazze, contattate su Instagram – i manifestanti protestano tutta la notte e tutto il giorno e sembra non si muovano proprio da qua. Siamo nel pullman ma è tutto bloccato, speriamo di riuscire a muoverci". Fino al primo pomeriggio di ieri nessuno dal ministero degli Esteri italiano aveva contattato le ragazze personalmente ma dal Comune di Cotignola da cui è partito l’allarme, di concerto con i genitori delle ragazze della Bassa Romagna, fanno sapere che "c’è un filo diretto tra l’Unità di crisi della Farnesina e le famiglie che stanno vivendo ore di grande apprensione". Almeno da quando, nella notte tra martedì e ieri, nei social delle ragazze sono comparsi video della protesta politica in corso nel distretto di Checacupe dove le quattro ragazze si trovano in vacanza da fine novembre. Vedendo i video delle proteste una cara amica di Federica, assessore in Comune a Cotignola, ha deciso di contattare Giulia attraverso Instagram e, raccolto il grido d’aiuto, si è mossa personalmente attivando l’ambasciata italiana in Perù che è in contatto con la polizia locale. Il trasferimento in ostello è avvenuto, secondo quanto appreso, anche "grazie all’opera di sensibilizzazione realizzata dall’ambasciata d’Italia presso la polizia peruviana". Le ragazze erano partite lo scorso 26 novembre da Milano: "Volevamo goderci un po’ il caldo e soprattutto il Sud America, volendo girare Perù, Bolivia, Cile e Argentina" scrivono ancora su Instagram le amiche, bloccate in mezzo alla protesta. *Ha collaborato Gabriele Manfrin

Cronaca

"La gente piange, urla. Abbiamo tutti paura". L’angoscia qui – nel distretto di Checacupe provincia di Chancis, ai margini di un Perù travagliato da giorni da una rivolta intestina, figlia di un terremoto politico che ha portato alla destituzione dell’ormai ex presidente José Pedro Castillo Terrones dopo il tentato golpe, impastata di lotta e sangue – ha i colori deliranti di un Paese confuso, i volti tirati degli abitanti di un villaggio rurale di confine che hanno rovesciato in strada una montagna di sabbia, bloccando ai mezzi l’accesso alla vicina Bolivia, per chiedere elezioni immediate. 
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È l’angoscia di centinaia di persone, tra cui quattro giovani italiane tra i 22 e i 31 anni, una fiorentina e tre romagnole – Martina Meoni, Giulia Opizzi, Lorenza Zani e Federica Zani – rimaste bloccate su un pullman di linea per quasi due giorni e trasferite soltanto ieri sera in un ostello vicino al villaggio. "Impossibile muoversi da qui: non ci sono neanche i servizi igienici e stiamo finendo cibo, acqua e denaro" si era sfogata ieri mattina a telefono Martina, 25enne fiorentina, – in Perù per un viaggio turistico organizzato al termine della stagione estiva, passata a lavorare in Spagna a Formentera – che era riuscita a inviare in Italia qualche foto: "Stiamo dormendo nell’autobus, ci sono cittadini di tutto il mondo e non siamo tranquilli perché il cibo sta iniziando a scarseggiare, manca l’acqua e molti si stanno disperando". "Non ci vogliono fare passare – le sue parole prima dell’arrivo dei soccorsi – Alcuni stanno finendo il denaro e sperano nella solidarietà degli altri passeggeri, ma non è facile trovare le provviste". 
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Grande preoccupazione fino a ieri sera anche in Romagna. A Barbiano, frazione di Cotignola nel Ravennate, vive la famiglia di Federica Zani, barista 33enne residente a Faenza; a Lugo abita invece la sorella Lorenza, 26 anni, architetto di professione. Entrambe da ormai 48 ore sono bloccate con l’amica Giulia Opizzi, cuoca di Cesenatico di 21 anni. 
"Noi stiamo bene, almeno per ora – avevano fatto sapere ieri le ragazze, contattate su Instagram – i manifestanti protestano tutta la notte e tutto il giorno e sembra non si muovano proprio da qua. Siamo nel pullman ma è tutto bloccato, speriamo di riuscire a muoverci". 
Fino al primo pomeriggio di ieri nessuno dal ministero degli Esteri italiano aveva contattato le ragazze personalmente ma dal Comune di Cotignola da cui è partito l’allarme, di concerto con i genitori delle ragazze della Bassa Romagna, fanno sapere che "c’è un filo diretto tra l’Unità di crisi della Farnesina e le famiglie che stanno vivendo ore di grande apprensione". 
Almeno da quando, nella notte tra martedì e ieri, nei social delle ragazze sono comparsi video della protesta politica in corso nel distretto di Checacupe dove le quattro ragazze si trovano in vacanza da fine novembre. Vedendo i video delle proteste una cara amica di Federica, assessore in Comune a Cotignola, ha deciso di contattare Giulia attraverso Instagram e, raccolto il grido d’aiuto, si è mossa personalmente attivando l’ambasciata italiana in Perù che è in contatto con la polizia locale. 
Il trasferimento in ostello è avvenuto, secondo quanto appreso, anche "grazie all’opera di sensibilizzazione realizzata dall’ambasciata d’Italia presso la polizia peruviana". Le ragazze erano partite lo scorso 26 novembre da Milano: "Volevamo goderci un po’ il caldo e soprattutto il Sud America, volendo girare Perù, Bolivia, Cile e Argentina" scrivono ancora su Instagram le amiche, bloccate in mezzo alla protesta. 
*Ha collaborato Gabriele Manfrin 
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