Mercoledì 24 Aprile 2024

Rivolta in Brasile I sostenitori di Bolsonaro assaltano il Congresso È la nuova Capitol Hill

In migliaia hanno fatto irruzione nei palazzi del Parlamento e di altre istituzioni a Brasilia. Contestano l’esito delle elezioni, Lula: attacco vandalo e fascista. Riunione d’emergenza del governo

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di Riccardo Jannello

BRASILIA

Aggressione, sabotaggio, saccheggio, rapimento e tentato omicidio: sono i reati di cui potrebbero essere incolpati i sostenitori dell’ex presidente brasiliano Jair Bolsonaro che ieri verso le tre del pomeriggio (le 19 in Italia) hanno invaso la Piazza dei Tre Poteri sulla quale, nella capitale brasiliana, si affacciano gli edifici di ministeri, tribunali, Parlamento e soprattutto il Planalto, sede della Presidenza della Repubblica.

"Un atto di terrorismo" dice compatta la maggioranza di sinistra del presidente Luiz Inacio Lula da Silva, insediatosi il 1° gennaio. Un tentativo di golpe che avviene a poco più di due anni dall’assalto dei sostenitori di Donald Trump, in quel caso sconfitto da Joe Biden, a Capitol Hill.

Con quel 6 gennaio 2021 le coincidenze sono plurime. Intanto Jair Bolsonaro – che sarebbe intenzionato a chiedere la cittadinanza italiano, come già i figli Eduardo e Flavio, in virtù delle origini metà lucchesi metà venete – – ha sempre difeso il tycoon e la tesi dell’elezione truccata: un giorno prima del giuramento di Lula, al quale avrebbe dovuto passare la fascia simbolo del potere, è partito per la Florida, Orlando per la precisione, dove ha incontrato i suoi seguaci e Trump stesso. Ma è partito per gli Stati Uniti – "in ferie" – anche Anderson Torres, ex ministro della Giustizia nel governo conservatore di Bolsonaro e ora segretario per la Sicurezza pubblica del Distretto Federale, dove si trova Brasilia. Torres avrebbe, secondo i collaboratori di Lula, istigato le violenze di ieri. Da lui una sola frase: "Scene deplorevoli".

Le violenze sono iniziate quando alcune centinaia di bolsonaristi hanno invaso la Piazza dei Ministeri e la Polizia Militare ha lanciato bombe con effetto stordente. Le proteste si sono inizialmente concentrate davanti al ministero della Giustizia. Successivamente una parte ha invaso la parte alta e l’area interna del Congresso. I manifestanti sono avanzati verso Piazza dei Tre Poteri dove c’è stato un nuovo scontro con gli agenti. Quindi si sono recati al Planalto, dove sono entrati in una parte del complesso e hanno appeso la bandiera brasiliana a una finestra. Raggiunto il gabinetto della Presidenza hanno rotto vetri e altri oggetti, buttato via sedie e usato manichette antincendio per allagare i locali. Poi hanno raggiunto un’area di sicurezza ristretta del Supremo tribunale Federale scrivendo sulle finestre frasi offensive nei riguardi del giudice Luis Alberto Barroso che aveva parlato di "pericolo di golpe da parte di Bolsonaro".

Gli agenti della polizia militare del Distretto Federale – che è governato dalla destra – non hanno reagito, limitandosi a fotografare gli eventi con i loro telefoni cellulari. In piazza, invece, in reazione alle bombe stordenti, i manifestanti hanno fatto esplodere fuochi d’artificio e hanno lanciato spranghe di ferro e altri oggetti contro la polizia che ha avuto alcuni mezzi distrutti. Gli arresti sarebbero almeno 150.

Già dal 31 ottobre, il giorno dopo la vittoria di Lula, i bolsonaristi avevano innalzato delle tende davanti al Quartier Generale delle Forze Armate, chiedendo ai militari che impedissero in qualsiasi modo l’insediamento di Lula. Bolsonaro, in realtà, non ha mai parlato direttamente dell’ipotesi di golpe, ma ha invitato i militari "a fare tutto il possibile per proteggere la democrazia" insistendo che la votazione che ha portato al potere Lula è avvenuta grazie ai brogli delle urne elettroniche. Cosa che la sinistra ha sempre negato così come i tribunali che hanno rigettato tutte le cause dell’ex presidente.

Lula nel frattempo era ad Araraquara, nello Stato di San Paolo, in visita alle famiglie delle vittime di una tremenda inondazione, prima di rientrare a Brasilia: "Attacco vandalo e fascista – ha detto –. I responsabili saranno individuati e giudicati. La democrazia garantisce il diritto alla libertà, ma richiede anche il rispetto delle istituzioni". Condanne unanimi arrivano da parte degli Stati Uniti e della Ue: "È un attacco alla democrazia". In Italia l’opposizione si è subito schierata, chiedendo la condanna da parte del governo. Solo in tarda serata, prima il ministro degli Esteri e vicepremier Antonio Tajani ha twittato: "Ogni atto di violenza contro le istituzioni democratiche deve essere condannato con grande fermezza. I risultati elettorali vanno sempre e comunque rispettati". A seguire, quasi a mezzanotte, il tweet della premier Giorgia Meloni: "Le immagini dell’irruzione nelle sedi istituzionali sono inaccettabili e incompatibili con qualsiasi forma di dissenso democratico. È urgente un ritorno alla normalità ed esprimiamo solidarietà alle Istituzioni brasiliane".