Venerdì 19 Aprile 2024

Rivolta contro il velo Iran, primo spiraglio "Ora aboliamo la polizia morale"

L’annuncio del procuratore generale dà una speranza alle donne. Restano i dubbi sull’attuazione. "Gli agenti sono ancora in strada"

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di Alessandro Farruggia

Scosso dalle rivolte di massa, il regime iraniano tenta di placare la piazza mandando segnali, in primis alle donne, che della rivolta sono il lievito. Il procuratore generale iraniano, Mohamad Jafar Montazeri, ieri ha annunciato lo scioglimento della famigerata “Polizia della morale“. "La Polizia della morale è stata smantellata dalle stesse persone che l’hanno istituita", ha annunciato il procuratore durante una riunione nella città di Qom.

Sarebbe clamoroso, ma non é la magistratura bensì il ministero dell’Interno ad avere la competenza di una tale decisione e dal Governo, al momento, non è ancora arrivata – riferisce anche al Jazeera – alcuna conferma ufficiale. Anche i media ufficiali iraniani hanno preso le distanze dalla notizia. Montazeri ha anche annunciato che il parlamento iraniano sta lavorando assieme ad un organismo speciale presieduto dal capo dello stato, Ebrahim Raisi, ad una modifica – senza però chiarire in che modo – della legge sull’uso obbligatorio del velo islamico.

È possibile che l’obbligo sia mantenuto solo in alcune città e nei pressi delle moschee. Montazeri ha spiegato che "la magistratura continuerà a vigilare sui comportamenti" e ha sottolineato che "l’abbigliamento femminile continua ad essere molto importante". "Il portare lo hijab (il velo islamico, ndr) in modo sbagliato, specialmente nella città santa di Qom – ha sottolineato – è una delle principali preoccupazioni della magistratura, ma va notato che l’azione legale è l’ultima risorsa".

Tutto resta a livello di annuncio. E pare contraddetto da altre mosse come la demolizione della casa della famiglia della scalatrice iraniana Elnaz Rekabi, l’atleta balzata a ottobre agli onori della cronaca per non aver indossato il velo mentre gareggiava ai campionati di arrampicata sportiva a Seul.

La mossa del regime verso la campionessa è tra l’altro in linea con quanto annunciato ieri dal Consiglio di sicurezza iraniano, che in vista di una nuova mobilitazione degli attivisti per tre giorni, dal oggi al 7 dicembre ha annunciato che "le forze di sicurezza, con tutta la loro forza e senza tolleranza, faranno fronte a ogni nuova rivolta, che finora è stata sostenuta dai servizi di intelligence stranieri". ’Tolleranza zero’ è un messaggio opposto rispetto a quanto detto da Montazeri. Non a caso, gli osservatori più attenti sono cauti. "Al momento – osserva Farian Sabahi, docente alla John Cabot university (nella foto sotto) – la notizia non è confermata. In ogni caso, anche senza polizia morale, nelle strade dell’Iran continueranno a esserci poliziotti, militari, pasdaran e paramilitari basiji a controllare che le donne siano vestite a dovere, e a reprimere il dissenso".

"L’impressione – prosegue la professorssa Sabahi – è che tra le fila della leadership c’è chi cerca il compromesso e chi invece preferisce la linea dura, dell’intransigenza. Ma ormai è troppo tardi per ricucire, tra leadership e popolazione si è aperto un abisso. La violenza di regime ha tolto ogni legittimità alle istituzioni. Centinaia di persone sono morte, anche tantissimi minorenni. Migliaia di persone sono state arrestate e rischiano la pena di morte. Abolire la polizia morale non servirà a fermare le proteste".

Proteste che vedono in prima fila le donne. "A differenza delle proteste del 2009, scatenate dai brogli elettorali, e di quelle del 2019 per l’aumento del prezzo del carburante – prosegue Sabahi, che è autrice di “Noi, donne di Teheran“ – queste manifestazioni di piazza sono state innescate dall’uccisione di una giovane donna. A riconoscersi nel dolore della sua famiglia sono stati in tanti. Soprattutto tante madri. Per questo le donne sono il cuore della rivolta".