Martedì 16 Aprile 2024

Ritrovata la città d’oro dei faraoni Il tesoro dei record ha 3mila anni

Impresa degli archeologi: "La scoperta di Aten è seconda solo a quella della tomba di Tutankhamon". L’insediamento vicino a Luxor, sette mesi di scavi per riportare alla luce gioielli, stoffe e pietre preziose

di Aristide Malnati

Il mistero dei faraoni torna a incantare l’Egitto. Sulla riva occidentale del Nilo, dalla parte opposta dell’odierna Luxor, è emersa dall’oblio la città d’oro dei faraoni, quell’insediamento urbano che gli egizi stessi chiamarono il "Sorgere dell’Aten" e che da secoli è l’agognato Eldorado degli egittologi. Ad annunciare l’eclatante rinvenimento è Zahi Hawass, star indiscussa dell’egittologia mondiale e direttore dello scavo, che in neanche un anno (nonostante il Covid) ha riportato alla luce gran parte dell’antico insediamento. "È la scoperta più importante dalla tomba di Tutankhamon – sottolineano lo stesso Hawass e Betsy Bryan, egittologa della John Hopkins University di Baltimora –. L’antica Aten è ad oggi il più grande centro urbano venuto alla luce nel Paese del Nilo e sarà una miniera di informazioni".

Informazioni che dopo sette mesi di scavo iniziano a giungere in un crescendo emozionante: in primo luogo il faraone che fece costruire una simile magnificenza fu uno dei più grandiosi e visionari, quell’Amenophis III che regnò dal 1389 al 1352 a. C. e che fu chiamato già all’epoca il "Magnifico" proprio per lo splendore dei monumenti che fece edificare. Templi, statue gigantesche (come i famosi colossi di Memnone che ancora oggi svettano all’ingresso della Valle dei re), tombe labirintiche e multicolori per sé e la sua corte: uno sfarzo che la città appena trovata sta confermando giorno dopo giorno.

Ma l’attribuzione ad Amenophis III della città di Aten evidenzia un fatto cruciale, addirittura rivoluzionario per la comprensione del periodo più complesso della storia egizia: sarebbe stato lui – prima ancora che il figlio Amenophis IV (chiamato anche Akhenaton l’eretico) – a dare importanza fondamentale al dio Aten, il disco solare che dà la vita e a cui dunque dedicare la città più colossale della sua epoca. Sarebbe stato Amenophis III a iniziare quella rivoluzione monoteistica a favore del dio Aten, che poi il figlio completò portando insieme alla bellissima sposa, la regina Nefertiti, il centro del potere ad Akhetaton (oggi Amarna, 350 chilometri più a nord). Ma Aten non fu dimenticata: proprio Tutankhamon, figlio di Akhenaton, quando riportò il potere a Tebe (l’antica Luxor) rivitalizzò il centro abitato per anni abbandonato. E lo fece nel modo più grandioso: riempì i suoi palazzi e i suoi templi di grandi quantità d’oro.

I primi oggetti che iniziano ad affiorare dagli ambienti di Aten ne danno una clamorosa conferma: sono gioielli e monili d’oro e in pietre preziose e molti di loro sono databili al momento della restaurazione ad opera di Tutankhamon. "Uno sfarzo senza precedenti, che si spiega con la grande passione per oro e i minerali preziosi di re Tut, come ha mostrato quasi 100 anni fa il tesoro scoperto nella sua tomba inviolata", fa notare Hawass.

Un gran numero di manufatti di pregio che si combinano con quelli della vita quotidiana: vasellame, elementi d’arredo, stoffe pregiate, arnesi per i lavori agricoli e tanti testi scritti che spesso salvano dall’oblio i nomi dei tanti protagonisti anonimi della più importante comunità dell’epoca più fulgida dell’antico Egitto, quella dalla XVIII alla XX dinastia. Tornano a far sentire la loro voce gli addetti ai vari culti, gli scalpellini costruttori delle tombe, i mercanti di stoffe o di gioielli, i contadini o i fornai: voci di un lontanissimo passato che tornano a parlarci.