di Antonio Troise Da domani tutti a scuola. O quasi. O per niente. Insomma, si profila una ripartenza per lo meno caotica. Con le Regioni che andranno in ordine sparso e i presidi che alzano le braccia sulle procedure decise dal governo: "Sono impossibili". Per non parlare, poi, dei centomila docenti che resteranno a casa per malattia. Il governo, però, tira dritto e conferma la ripartenza per domani. "Non ci sarà nessun ripensamento", taglia corto il ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi. Sulla stessa linea il responsabile della Salute, Roberto Speranza: "Il governo ha scelto di tutelare il più possibile la scuola come presidio fondamentale della nostra comunità. L’indirizzo è e resta: scuola in presenza in sicurezza", perchè, dice, "non vogliamo che siano i più piccoli a pagare il prezzo di questa fase epidemica". Sarà. Ma le Regioni si ribellano. La Campania sfida il decreto del governo e terrà chiuse le porte degli istituti scolastici. Il governatore Vincenzo De Luca ha firmato un’ordinanza che prevede la sospensione delle attività in presenza fino al 29 gennaio. "C’è stato un aumento dei contagi del 30% - spiega – nella fascia fra 0 e 19 anni". In poche ore sono circa 23mila le firme raccolte su change.org a favore della petizione con cui i comitati No Dad chiedono "l’immediata" ripresa delle lezioni in presenza in regione. E alcuni genitori hanno deciso di ricorrere al Tar per salvare le lezioni in aula. Ma la Campania non è isolata. In Puglia, il governatore Emiliano critica apertamente le scelte dell’esecutivo. In Sicilia il presidente Musumeci ha già fatto slittare la riapertura di tre giorni. I sindaci del siracusano, in zona arancione, hanno disposto la chiusura delle scuole fino al 19 gennaio. Stesso copione anche in diversi comuni fra la Calabria e il Lazio. Il numero uno del Veneto, Luca ...
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