Mercoledì 24 Aprile 2024

Ritorno in classe, Italia spaccata L’ira dei genitori: basta con la Dad

Dopo la Campania anche la Sicilia rinvia il rientro a scuola. Ordinanze di chiusura in diversi comuni. Ma mamme e papà ricorrono al Tar. La minaccia dei presidi: domani 100mila prof e bidelli assenti

di Antonio Troise

Da domani tutti a scuola. O quasi. O per niente. Insomma, si profila una ripartenza per lo meno caotica. Con le Regioni che andranno in ordine sparso e i presidi che alzano le braccia sulle procedure decise dal governo: "Sono impossibili". Per non parlare, poi, dei centomila docenti che resteranno a casa per malattia. Il governo, però, tira dritto e conferma la ripartenza per domani. "Non ci sarà nessun ripensamento", taglia corto il ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi. Sulla stessa linea il responsabile della Salute, Roberto Speranza: "Il governo ha scelto di tutelare il più possibile la scuola come presidio fondamentale della nostra comunità. L’indirizzo è e resta: scuola in presenza in sicurezza", perchè, dice, "non vogliamo che siano i più piccoli a pagare il prezzo di questa fase epidemica". Sarà. Ma le Regioni si ribellano. La Campania sfida il decreto del governo e terrà chiuse le porte degli istituti scolastici.

Il governatore Vincenzo De Luca ha firmato un’ordinanza che prevede la sospensione delle attività in presenza fino al 29 gennaio. "C’è stato un aumento dei contagi del 30% - spiega – nella fascia fra 0 e 19 anni". In poche ore sono circa 23mila le firme raccolte su change.org a favore della petizione con cui i comitati No Dad chiedono "l’immediata" ripresa delle lezioni in presenza in regione. E alcuni genitori hanno deciso di ricorrere al Tar per salvare le lezioni in aula.

Ma la Campania non è isolata. In Puglia, il governatore Emiliano critica apertamente le scelte dell’esecutivo. In Sicilia il presidente Musumeci ha già fatto slittare la riapertura di tre giorni. I sindaci del siracusano, in zona arancione, hanno disposto la chiusura delle scuole fino al 19 gennaio. Stesso copione anche in diversi comuni fra la Calabria e il Lazio. Il numero uno del Veneto, Luca Zaia, prevede che senza indicazioni certe da parte del Cts, la ripresa si trasformerà in un "calvario". In allerta anche i presidi. Il presidente dell’associazione nazionale di categoria, Antonello Giannelli, mette sul tappeto la questione dei controlli. "I dati sui contagi non possono essere chiesti agli studenti ma ai referenti delle Asl, i ragazzi non possono essere messi in imbarazzo", fa sapere. Senza considerare, poi, il problema della privacy: "Le scuole devono essere autorizzate, in maniera chiara e inattaccabile, al trattamento dei dati sanitari degli studenti per quanto riguarda il loro stato vaccinale, al fine di gestire le relative quarantene. Immediata la replica del Miur che fa sapere che le scuole sono già autorizzate a chiedere la situazione vaccinale degli studenti. In ogni caso, continua Giannelli, "stimiamo che domani potrebbero essere assenti 100.000 dipendenti della scuola su un milione - tra docenti e personale Ata - ovvero un 10% del totale, per le più svariate questioni legate al Covid.

Tra i medici e nella comunità scientifica serpeggia pessimismo sulle riaperture. L’ordine di Torino non utilizza mezzi termini nel chiedere il rinvio affermando che è "imprudente" perché i "numeri dei contagi sono troppo alti". Per potenziare l’attività di tracciamento e testing la struttura commissariale ha trasmesso una circolare ai presidi in cui si dispone un "maggior coinvolgimento attivo delle risorse sanitarie già presenti sul territorio" come "i pediatri di libera scelta e i medici di medicina generale" per supportare le attività dei dipartimenti di Igiene e Sanità pubblica" delle Asl.