Ritorno a un Paese normale

Raffaele

Marmo

Si potrebbe sostenere per Berlusconi, come per altri, che esiste un giudice a Berlino e che presto o tardi la giustizia arriva per come deve arrivare: trionfare no, perché sarebbe improvvido parlare di trionfo per un verdetto che arriva con anni e anni di ritardo per un processo che, forse, non doveva neanche cominciare.

Il punto è che, nel frattempo, in quel lasso di tempo che sembra una parentesi ma che risulta, invece, radicalmente decisivo, quella ennesima inchiesta, insieme con tutte le altre su una vicenda così simbolicamente devastante e reputazionalmente inquinante, ha avuto conseguenze politiche rilevantissime.

Le inchieste giudiziarie e i processi al Cavaliere "anche" per l’affaire Ruby hanno creato o contribuito gravemente a creare quel clima mefitico e paludoso che ha fatto sì che dal 2011 in avanti l’Italia non abbia più avuto un governo espressione della volontà popolare espressa nelle urne. Per non parlare del veleno populista e del virus dell’anti-politica immessi e inoculati nelle viscere di un Paese allo stremo economicamente proprio per le politiche dei presunti salvatori della Patria.

Il punto è che, sempre nel frattempo, quelle stesse operazioni giudiziarie politicamente orientate (consapevolmente o inconsapevolmente) hanno finito anche per ingessare e blindare Forza Italia attorno alla difesa strenua del leader sotto attacco, bloccando ogni genuina dialettica interna volta all’innovazione di un partito che da "personale" sarebbe potuto e dovuto diventare un normale partito liberal-democratico di stampo europeo con un fondatore non più padre padrone dell’ortodossia.

Ora, però, la nuova assoluzione del Cav potrebbe mettere fine all’assedio e alla necessità della difesa e diventare l’occasione per Forza Italia per togliere definitivamente l’ingessatura di questi lunghi anni e affrontare la prova interna di una contendibilità tra più linee politiche anche contrapposte: un bene per quel partito, per Berlusconi e per il Paese.