Ritorno a scuola, i pediatri: "Impossibile fare milioni di visite e tamponi"

Con assenze superiori a tre giorni, il certificato di guarigione potrà essere fornito solo in seguito a test negativo. I medici: "Al primo raffreddore saremo costretti a lasciare a casa gli studenti, in autunno le classi si svuoteranno"

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Potrebbe essere un brutto film. Inizio programmazione: tra un mese. Titolo: Scuola a pezzi per caos Covid. Lo paventa la Fimp, Federazione italiana medici pediatri. "Le classi si svuoteranno", prevede il presidente Paolo Biasci. A determinare il fuggi-fuggi in forza di legge – soprattutto nelle materne e nelle elementari – sarà la sommatoria di "casi di contagio e sospetti". Soprattutto quelli sospetti rischiano di impattare in modo abnorme sulla frequenza.

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A parte i casi di febbre oltre 37,5° – per i quali scatteranno immediate contromisure –, già al primo starnuto o arrossamento della faringe, adulti in allerta e alunni verosimilmente a casa, tra senso di responsabilità e sorveglianza dei sintomi. La lista dei campanelli d’allarme redatta dall’Iss qualifica come sintomi sospetti tosse, cefalea, nauseavomito, diarrea, faringodinia, dispnea, mialgie, rinorreacongestione nasale nei bambini; nei più grandi: brividi, tosse, difficoltà respiratorie, perdita o diminuzione dell’olfatto, perdita o alterazione del gusto, rinorreacongestione nasale, faringodinia, diarrea. In pratica, per principio di precauzione sanitario e legale, un gran numero di sintomi, anche comuni e tipicamente stagionali, finirà per ricadere in automatico sotto la ’giurisdizione Covid’. Con la conseguenza che in caso di assenze superiori ai tre giorni, il pediatra potrà redigere il certificato di guarigione solo dopo tampone negativo.

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"La procedura è chiara – continua il presidente Fimp –: il medico fa richiesta di tampone alla Asl, la domanda è presa in carico, a quel punto il genitore viene chiamato per un appuntamento, il tampone viene eseguito e poi bisogna attendere la risposta. Se le richieste di tamponi sono tante, il bambino resta a casa una settimana, 10 giorni. Magari, nel frattempo, il raffreddore è passato", ma intanto gli alunni perdono giorni di scuola e i genitori ore di lavoro. "Ora tutti parlano sulla nostra pelle, tutti dicono che dovremmo chiudere un occhio, in caso di sintomi lievi, ma non é possibile – si arrabbia Biasci –. Il governo ci ha lasciato il cerino in mano".

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Anche la Sicupp (Società italiana per le cure primarie pediatriche) denuncia rischi e sottovalutazioni: "Le ansie, le paure, lo stress post-traumatico non evaporano al sole". Per esempio, "un insegnante impaurito e stressato come potrà tranquillizzare un suo allievo?", si chiede il gruppo di specializzazione. Per la Sicupp le priorità sono chiare: "Misurazione della temperatura a casa; mascherine coprenti sia il naso che la bocca, confortevoli contro i lati del viso per una respirazione senza restriziono"; no al medico scolastico, innovazione "con poco senso"; massima attenzione alle "vaccinazioni obbligatorie" ed estensione di quella anti-influenzale "alla fascia 6 mesi-6 anni". Questo anche per facilitare le diagnosi differenziate rispetto a quelle di sospetto Covid. E proprio sulla campagna anti-influenzale risuona l’allarme dei medici di famiglia, ancora senza dispositivi di protezione. In queste condizioni "è impossibile partire con le vaccinazioni", si arrabbia Silvestro Scotti, segretario Fimmg. Con una puntualizzazione: "Nell’ultima ordinanza è scritto che ai medici vanno consegnati i dispositivi di protezione ‘secondo i fabbisogni eccedenti a quelli dell’Asl’. Al Nord c’è distribuzione standardizzata mentre al Sud se ne fregano. Così non può andare".