Martedì 23 Aprile 2024

Ristoranti chiusi a Natale, bruciati 750 milioni

Confcommercio e Coldiretti: pesante il conto di tutto dicembre, persi 6,6 miliardi di euro. E i ristori in arrivo non basteranno

Migration

ROMA

Sono circa 750 i milioni di euro persi solo a Natale e a Capodanno per effetto dei lockdown di ristoranti, bar, agriturismi e altre strutture della ristorazione. Ma le perdite complessive di dicembre derivanti dalle chiusure secondo i colori delle regioni sono state ben più rilevanti, fino a toccare i 6,6 miliardi di euro. Cifra astronomica che difficilmente potrà essere compensata dai nuovi ristori in arrivo, per quanto, almeno nelle intenzioni, i nuovi indennizzi dovranno essere superiori a quelli, limitati, arrivati per aprile e per novembre. A tirare le somme dell’ennesimo mese nero del 2020 sono stati Coldiretti e Fipe-Confcommercio. Secondo gli analisti Coldiretti, solo per la cancellazione di pranzi si sono persi 750 milioni di euro, sottolineando che con il ritorno della zona gialla possono tornare a servire al tavolo e al bancone i 360mila locali della ristorazione presenti in Italia. In realtà molte strutture per le difficoltà e la situazione di incertezza hanno deciso di non riaprire anche per il calo di affari dovuto all’assenza di turismo, allo smart working e alla diffidenza ancora presente tra i cittadini con l’avanzare dei contagi da Covid. Non differenti i conti degli economisti della Fipe. Nel 2019, 4,9 milioni di italiani hanno trascorso il 25 dicembre in uno degli 85mila locali aperti per l’occasione, spendendo 270 milioni di euro. A questi si aggiungono 445 milioni di euro spesi a Capodanno da 5,6 milioni di persone per il cenone, per un totale di quasi 720 milioni di euro. Se si guarda a tutto il 2020, i consumi fuori casa degli italiani per colazioni, pranzi e cene sono crollati del 48 per cento, con una drastica riduzione dell’attività che – puntualizzano da Coldiretti – pesa sulla vendita di molti prodotti agroalimentari, dal vino alla birra, dalla carne al pesce, dalla frutta alla verdura che trovano nel consumo fuori casa un importante mercato di sbocco. In alcuni settori come quello ittico e vitivinicolo la ristorazione rappresenta addirittura il principale canale di commercializzazione per fatturato ma ad essere stati più colpiti sono i prodotti di alta gamma, dal vino ai salumi, dai formaggi fino ai tartufi. Certo è che le difficoltà della ristorazione – spiega Coldiretti – si trasferiscono a cascata sulle 70mila industrie alimentari e 740mila aziende agricole lungo la filiera impegnate a garantire le forniture per un totale di 3,8 milioni di posti di lavoro. "Si tratta di difendere – questa la conclusione – la prima ricchezza del Paese con la filiera agroalimentare nazionale che vale 538 miliardi pari al 25 per cento del Pil nazionale". "In questo momento difficile chiediamo agli italiani di privilegiare il consumo di prodotti alimentari Made in Italy per aiutare l’economia, il lavoro e il territorio nazionale #mangiaitaliano", ha avvisato il presidente della Coldiretti Ettore Prandini.

Claudia Marin