Venerdì 19 Aprile 2024

Rischio escalation in Ucraina Medvedev evoca la guerra atomica E Mosca punta il dito contro Roma

L’ex presidente russo alza i toni. L’ambasciatore Razov: "Forse soldati italiani nel Donetsk". Poi la retromarcia

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di Alessandro Farruggia

Da mesi non più in grado di avanzare sul campo, e in alcune regioni anzi in ritirata, Mosca gioca sempre più la carta delle pressioni mediatiche, tentando di intimidire l’Occidente affinché venga meno l’attuale convinto e decisivo sostegno a Kiev. Ieri il superfalco Dmitry Medvedev è tornato ad agitare lo spauracchio nucleare e il Cremlino ha accusato la Gran Bretagna di quello che il suo ministero della Difesa l’aveva accusata già il 29 ottobre: il sabotaggio dei gasdotti Nord Stream, oltre che la supervisione e regia dell’azione ucraina contro Sebastopoli.

Incurante delle dichiarazioni di Putin del 27 ottobre ("Non abbiamo bisogno di usare un’arma nucleare in Ucraina, non avrebbe senso, né politicamente né militarmente") l’ex presidente russo Dmitry Medvedev, oggi vicepresidente del Consiglio di sicurezza della Federazione Russa, ha fatto come suo solito la faccia feroce. "L’obiettivo di Kiev – ha scritto su Telegram – è il ritorno di tutti i territori che in precedenza le appartenevano. Questa è una minaccia all’esistenza stessa del nostro Stato. E rappresenta una ragione diretta per l’applicazione della clausola 19 dei Fondamenti della politica della Federazione Russa nel campo della deterrenza nucleare". Medvedev ha sorvolato sul fatto che nessuna delle quattro regioni annesse è totalmente controllata dalla Russia, e che se valesse il principio della difesa di quelle regioni con armi nucleari, queste, a un mese dall’annessione formale, dovrebbero già essere state usate contro le truppe ucraine che a Kherson e tra Karkiv e Lugansk sono all’offensiva. Ma in realtà i russi (come ha detto Putin) non intendono per ora usare armi nucleari tattiche, probabilmente si porrebbe seriamente il problema solo per difendere la Crimea. Ma cercare di impaurire l’Occidente (seppur con scarsi risultati) è la strategia di Medvedev. Da notare che l’ex presidente ha anche aggiunto: "I Paesi occidentali stanno spingendo il mondo a una guerra globale. E solo la vittoria completa e definitiva della Russia è una garanzia contro un conflitto mondiale". Come no, si è visto con l’invasione dell’Ucraina.

Ieri il Cremlino è tornato anche a minacciare la Gran Bretagna. Il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov dopo avere detto che i servizi di intelligence russi "hanno prove che il sabotaggio al Nord Stream e l’attacco alla base della flotta russa sono stati diretti e coordinati da specialisti militari britannici", ha definito il sabotaggio al Nord Stream "un attacco terroristico ad un’infrastruttura energetica critica" e ha aggiunto che "queste azioni non possono essere lasciate passare. Ovviamente penseremo ai nostri prossimi passi, non c’è dubbio su questo".

Da notare che ieri sul tema del corridoio del grano c’è stato un contatto tra Putin ed Erdogan, che punt a far rientrare la Russia nell’accordo. "Kiev– ha detto Putin – ha utilizzato il corridoio umanitario marittimo per effettuare attacchi alle infrastrutture e alle nostre navi. È necessario ricevere da Kiev garanzie reali di rigorosa osservanza degli accordi di Istanbul, sul non utilizzo del corridoio umanitario per scopi militari". Sotto pressione per l’accusa di affamare i Paesi del sud del mondo, il presidente russo ha aperto alle forniture all’Africa: "La Russia – ha detto – è pronta a fornire gratuitamente quantità significative di grano e fertilizzanti all’Africa". Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha detto all’omologo che "risolvere la crisi del grano con un approccio costruttivo incoraggerebbe una ripresa dei negoziati". E questo è un incentivo per una Mosca senza prospettive militari. Non a caso si è detto "fiducioso nel fatto che sul grano sarà trovata una soluzione".

È invece rientrata la clamorosa accusa che sembrava esser stata fatta dall’ambasciatore russo in Italia Sergei Razov, secondo il quale non sarebbe escluso che, oltre alle armi, l’Italia abbia inviato uomini a combattere in Ucraina a fianco delle truppe di Kiev. "L’ambasciatre Razov ha parlato di cannoni italiani, e non di persone, usando la parola forse perchè la parte russa non ne ha certezza" ha precisato l’ambasciata russa. Caso chiuso.