Rischio collasso Subito gli aiuti per l’economia

Raffaele

Marmo

A poco meno di tre settimane dall’inizio della guerra le famiglie e le imprese stanno facendo i conti (in senso letterale) con conseguenze economiche sempre più drammatiche. I prezzi dei beni di prima necessità, per rimanere ai fondamentali, sono lievitati in maniera significativa. Lo stesso discorso vale per i costi alle stelle dei semilavorati e delle materie prime necessarie alle attività imprenditoriali per andare avanti. Con l’aggiunta, non secondaria, del deterioramento della fiducia nei pagamenti e, dunque, con il rischio della rapida mancanza di liquidità.

Dunque, come ha suggerito da un osservatorio d’eccezione il presidente dell’Abi, Antonio Patuelli, occorre "rivitalizzare" quell’armamentario multitasking varato nella primavera di due anni fa dall’Europa e dai governi nazionali. Ci riferiamo alla sospensione-ridiscussione delle regole del Patto di stabilità e dei vincoli agli aiuti di Stato, in attesa della messa a punto di un nuovo Recovery Plan di guerra (magari finalizzato primariamente agli investimenti nei Paesi che più risentono dell’emergenza umanitaria dall’Ucraina). E ci riferiamo, per l’Italia, a un pacchetto di interventi che tenga insieme le garanzie pubbliche sui prestiti e la moratoria, una nuova tornata di Cassa Covid e un drastico taglio di accise e gravami fiscali su carburanti e bollette.

È vero: forse non è tutto "debito buono" nell’accezione pura draghiana, ma siamo certi che la guerra, come la pandemia, rappresenti quell’inimmaginabile eccezione che giustifica un nuovo "whatever it takes".