Mercoledì 24 Aprile 2024

Ripresa di marzo: 300mila assunti Ma i cervelli digitali non si trovano

Numeri inferiori al 2019, ma c’è più ottimismo fra le imprese. Troppi i profili tecnici che mancano nel Paese

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di Claudia Marin

La pandemia mette a rischio il lavoro di milioni di persone: da qui anche la proroga del blocco dei licenziamenti fino a luglio (a ottobre per le piccole e medie imprese). Nello stesso tempo, però, le aziende cominciano a muoversi per la ripresa: secondo Unioncamere e Anpal sono 292mila i nuovi contratti di lavoro previsti per marzo 2021 e 923mila per il trimestre marzo-maggio. Numeri alla mano, si tratta di 59mila in più rispetto a marzo dello scorso anno, ma ancora 88mila in meno sullo stesso mese del 2019, quando l’economia non era ancora stata investita dalla pandemia. Il problema è che non c’è travaso tra lavoratori a rischio di uscita e lavoratori cercati: i profili professionali richiesti sono completamente differenti.

E, d’altra parte, a livello globale, la domanda su come sarà il lavoro nel post-Coronavirus trova risposte che hanno ben poco a che vedere con le competenze presenti attualmente nelle imprese. Nella ricerca Jobs of Tomorrow: Mapping Opportunity in the New Economy, il World Economic Forum immagina uno stravolgimento del planisfero occupazionale da qui a due anni.

Si mettono a fuoco addirittura 96 competenze rinnovate. Dagli esperti di analisi dei dati (come i Data scientist) a chi ha competenze sullo sviluppo e la programmazione di piattaforme digitali (Cloud engineer) e Intelligenza artificiale, fino al preparatore atletico. In questo mondo nuovo, spiegano nel Report del Wef, le competenze digitali e quelle "umane" si intrecciano, si mescolano, si alternano: le soft skill affiancheranno le capacità tecniche e di business.

Certo è che, se consideriamo il breve periodo, l’indagine Unioncamere mette in evidenza la riduzione della domanda di lavoro rispetto al 2019 soprattutto per i settori del terziario (-79mila) e in particolare per la filiera del turismo (-50mila entrate programmate). Sono le microimprese (1-9 dipendenti) a registrare la maggiore flessione nei programmi di assunzione rispetto al 2019 (-37mila entrate), mentre le grandi imprese (oltre 250 dipendenti) si attestano su livelli molto vicini a quelli pre-Covid (-2mila entrate).

Soltanto costruzioni e Ict sembrano dare chiari segnali di ripresa superando il livello delle assunzioni rilevato a marzo 2020 e 2019. Non basta. In uno scenario caratterizzato ancora dalle restrizioni per il Covid e dall’incertezza legata all’andamento della campagna vaccinale, i settori industriali prevedono oltre 110mila entrate (+39mila rispetto a marzo 2020). Maggiori opportunità di lavoro si registrano in quei comparti manifatturieri per i quali le imprese segnalano prospettive positive per la domanda estera, soprattutto da Cina, Usa e Germania: è il caso di metallurgia e prodotti in metallo (+6.800 le entrate programmate rispetto a marzo 2020), meccatronica (+4.800), moda (+3.000) e farmaceutica e biomedicale (+2.000).

Certo è che si mantiene elevata anche la quota di assunzioni per cui le imprese dichiarano difficoltà di reperimento (32%), in particolare nella ricerca di profili per le aree aziendali Sistemi informativi (58,7%), Progettazione e R&S (48,3%) e Installazione e manutenzione (44,1%). I profili più ricercati riguardano gli operai specializzati (59mila) seguiti da conduttori di impianti e operai di macchinari fissi e mobili (47mila).