Rino Barillari il re dei paparazzi: "Macché Dolce vita, a Roma è un incubo"

Rino Barillari ha fotografato il periodo dorato di Roma, oggi assiste allo sfacelo. "Non la riconosco più, invasa dai topi. Nessuno ha voglia di sorridere"

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"Non la riconosco più". Rino Barillari, il re dei paparazzi, uno che con la macchina fotografica al collo e la sacca in spalla da mezzo secolo percorre Roma in lungo e in largo, piange lo "sfacelo" in cui versa la Capitale: "Così dimessa, così ripiegata, non l’ho vista mai".

Ogni giorno ce n’è una.

"La metro C chiusa perché manca il personale è allucinante. Idem il bus incendiato che scende da Montemario ’sfrenato’ e senza autista. Ma questa è la Capitale? La città che inventò la Dolce vita? Un incubo, caso mai".

La mazzata finale?

"Opera del Covid. Roma era già vittima della sua cattiva amministrazione. Ora tutti i problemi sono esplosi. Specialmente quelli legati al degrado ambientale".

Con il coprifuoco quasi le conviene passare al fotogiornalismo di denuncia.

"Vedo scempi dappertutto. A Villa Borghese, lungo il Muro Torto, alle Mura aureliane. Il verde modello giungla, i barboni ubriachi che improvvisano party, i topi attorno ai cassonetti. Sul Lungotevere, a bordo fiume, la gente sfreccia in bici mentre negli stradelli i tossici si bucano".

Piazze e salotti?

"Via Veneto, il luogo della Dolce Vita, fa tristezza. Tutto il centro è sporco".

Fornisca prove.

"In piazza Navona non vedo più il mio amico Attila".

Sarebbe?

"Io lo chiamo così. È un gabbiano cattivo e prepotente che massacra le busta dell’immondizia a caccia di avanzi di cibo. Deve essere scappato al mare. Sì, anche i gabbiani scappano. Roma oggi non attrae: respinge".

Coi locali chiusi la sera, chi non si rassegna dove va?

"C’è un po’ di movimento, di giorno. Piazza del Popolo – non male. Campo dei Fiori, Piazza Farnese – meglio. Poi Ponte Milvio – discreto. Io giro comunque. Anche se non è facile".

I vip vanno riconosciuti dallo sguardo, adesso?

"Con queste mascherine addosso sembriamo tutti rapinatori in attesa del colpo in banca. Io di solito rubo scatti. Sa che succede? Di questi tempi, la preda si cala la mascherina e mi regala un sorriso. Sono attimi di complicità in un periodo tragico".

Roma ha voglia di sorridere?

"Il Covid sta cambiando la sensibilità delle persone. Quasi tutti sono molto incazzati e tanto impauriti. Il risultato è una specie di depressione. Molto peggio che negli anni del terrorismo".

Perché?

La gente chiusa in casa sta impazzendo. Non è che schiacci un bottone e tutto torna come prima. Chi ha perso il lavoro, chi è senza soldi, chi non ha più fiducia oggi è distrutto: avremo una generazione di reduci di guerra. Ma con la differenza che nelle guerre tradizionali anche un ricco poteva perdere tutto e un povero poteva diventare ricco. Questa epidemia invece è classista: poveri all’inferno e ricchi sempre più ricchi".

Come promuoverebbe la rinascita di Roma?

"Se non fosse sprofondata così in basso, Roma si rialzerebbe da sola. Ora invece andrà aiutata".

Il nuovo sindaco avrà un compito immane.

"Chiunque sia eletto, con poteri ordinari non farà miracoli".

La ricetta?

"C’è bisogno di due autorità distinte: sindaco per l’immagine internazionale; amministratore con poteri commissariali".

Spieghi meglio.

"Come sindaco serve una figura evocativa: un soggetto stile avvocato Agnelli, se rendo l’idea".

E poi?

"Un uomo operativo che riorganizzi la macchina. Un mastino implacabile per mezzi pubblici efficienti, monnezza lontana dagli occhi, decoro".

Sembra un libro dei sogni.

"Prima o poi Roma dovrà svegliarsi, e io sarò qui pronto a scattare".