Rigopiano "Soccorsi farsa" Chiesti 12 anni per il prefetto

Nel gennaio 2017 l’hotel fu travolto da una slavina: morirono 29 persone. I pm: "Fallì il sistema di protezione civile. Undici anni anche per il sindaco"

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PESCARA

Quel tragico giorno, il 18 gennaio 2017, all’hotel Rigopiano Gran Sasso-Resort, a 1.200 metri nel Comune abruzzese di Farindola, c’erano 40 persone: 28 ospiti, di cui 4 bambini, e 12 membri dello staff. Un’ondata di maltempo importante aveva ricoperto di neve l’Appennino centrale sin dall’inizio dell’anno. Mancava una manciata di minuti alle 17 quando una slavina travolse l’hotel dove si andava in cerca di relax e tranquillità, distruggendo la struttura e spazzando via la vita di 29 persone.

Non fu una fatalità, tutt’altro secondo la procura di Pescara. I pm, ieri, dopo due giorni di requisitoria, ha chiesto condanne che superano, complessivamente, 150 anni di carcere, per quelli che ritengono i responsabili del disastro. E secondo l’accusa, i principali responsabili (oltre 20 gli imputati) sono il Comune di Farindola e la Provincia di Pescara, ai quali si aggiunge il comportamento della Prefettura e le mancanze amministrative gravi della Regione Abruzzo.

La pena più alta, 12 anni, è stata chiesta per l’ex Prefetto di Pescara, Francesco Provolo, mentre 11 anni e 4 mesi, sono stati chiesti per il sindaco di Farindola, Ilario Lacchetta, e 6 anni per l’ex presidente della Provincia di Pescara, Antonio Di Marco.

L’accusa ha puntato il dito sulle responsabilità dei dirigenti comunali e provinciali nella gestione dell’emergenza e della viabilità sconvolta per il grave maltempo di quei giorni, e sui permessi urbanistici: l’hotel era stato realizzato in una zona notoriamente esposta a valanghe e di conseguenza avrebbe dovuto essere chiuso e la strada sgomberata. È stata scandagliata anche l’attività della Regione per la mancata realizzazione e approvazione della Carta Valanghe: pesanti le richieste per i dirigenti regionali in quello che è stato definito "un collasso di sistema, fallì il sistema di protezione civile". Insufficiente, secondo la ricostruzione dei pm, il comportamento della Prefettura per la mancata tempestività ed efficacia nell’emergenza.

Come tante sono le responsabilità diffuse: quelle dei dirigenti comunali, provinciali e regionali, per la viabilità e la carta valanghe, per i permessi, per gli ex sindaci di Farindola, per i tecnici che non certificarono il vero e anche per la società proprietaria di Rigopiano. Per il gestore Bruno Di Tommaso, infatti, la richiesta è stata di 7 anni e 8 mesi.