Rigopiano, nuova data per la sentenza. Le difese: si vedeva l'asfalto. Ira delle famiglie

Tensione dopo le arringhe dei legali degli imputati. Un avvocato: "Disastro imprevedibile, andava archiviato come la Marmolada". I parenti: "Scaricabarile, tutto previsto"

Pescara, 29 gennaio 2023 - I prigionieri di Rigopiano - i 29 morti della valanga, era il 18 gennaio 2017 - sono raccontati dai messaggi e dai video inviati soprattutto nelle ultime ore alle famiglie. Una cronaca straziante - e precisa - non solo di quello che è accaduto ma anche dei sentimenti, dalla paura al terrore. Ora spetta al giudice fare una sintesi. La sentenza - prevista per il 17 febbraio - è intanto slittata al 23.

La valanga sull'hotel Rigopiano il 18 gennaio 2017 provocò 29 morti
La valanga sull'hotel Rigopiano il 18 gennaio 2017 provocò 29 morti

Gli avvocati degli imputati

In aula, in tribunale a Pescara, dal 25 al 27 gennaio, nelle tre udienze dedicate agli avvocati degli imputati - 29 persone fisiche e una società - mamme, papà, sorelle, hanno tormentato i telefonini, in silenzio, senza mai commentare quello che sentivano. Hanno riletto le parole di addio, "perché siamo tutti terrorizzati, seduti sui divani", scriveva Marina Serraiocco, alle 16.41, otto minuti prima della valanga che l'ha uccisa con il marito Dino Di Michelangelo, il poliziotto buono. La mamma Clotilde riguarda il messaggio con le lacrime agli occhi, mentre ascolta le arringhe.

"Rigopiano andava archiviato"

L'avvocato Raffaella De Vico difende il fratello, l'ex sindaco di Farindola Antonio. E ora sta dicendo che la strage di Rigopiano andava archiviata come quella del Galtur in Austria e della Marmolada, insomma che non si doveva proprio fare il processo per questo disastro "imprevedibile", quello è l'aggettivo più usato dai difensori. L'audio nell'aula è pessimo, chissà se i familiari sentono quelle parole. Avvocato, un'affermazione pesante, ci spiega? Lo definisce "sogno culturale" e dichiara: "Mi sarebbe piaciuto molto se i parenti delle vittime avessero potuto rilasciare le stesse dichiarazioni di allora, persone che non volevano aggiungere sofferenze a sofferenza". Eppure quel giorno a Rigopiano c'era una strada ridotta a un muro di neve, e l'analisi delle telefonate e dei messaggi dà un quadro chiaro di quel che è successo... La replica: "Mi piacerebbe che il sistema avesse funzionato meglio, come nelle località dove il turismo non è considerato cosa sporca perché porta soldi".

"La strada pulita? Ma per favore"

Tutti in aul hanno invece sentito benissimo sostenere dai legali degli imputati chei l giorno prima, il 17 gennaio 2017, sulla provinciale 8 per Rigopiano "si vedeva l'asfalto". "Feriti da queste parole", ripetono i parenti delle vittime. Giampaolo Matrone, lo scampato simbolo di Rigopiano - salvato dopo 62 ore da quella tomba di ghiaccio, è incredulo: "Ne ho sentite di tutti i colori, soprattutto da chi non c'era. Io c'ero e quel giorno la strada era impercorribile. Sappiamo tutti com'è andata, sappiamo tutti chi sono i responsabili. Speriamo paghino per davvero".

Le parole di Alessio Feniello

"Si arrampicano sugli specchi", è il giudizio di Alessio Feniello, il papà di Stefano, processato (e assolto) per aver violato i sigilli delle rovine, voleva portare un mazzo di fiori sulla tomba del figlio. "Mi auguro che il giudice confermi tutto quello che i pubblici ministeri hanno chiesto - confida -. Niente mi ridarà mai più mio figlio. Ma che serva da lezione per il futuro". Stefano il giorno prima della strage a Rigopiano aveva festeggiato il suo compleanno nel resort. Qual è il ricordo più bello? "Abbiamo pranzato insieme il giorno 17. Poi ci siamo salutati e non l'ho più visto". Per ironia della sorte, nel primo elenco, Stefano Feniello risultata tra gli scampati. Un errore.

"La verità e la giustizia emergeranno"

Il Comitato vittime di Rigopiano affida a Facebook il commento per le parole ascoltate in aula. "Hanno paragonato il dolore degli imputati al nostro, hanno sostenuto che in hotel nessuno era spaventato, ma tutti erano felici e spensierati e che il giorno prima la strada era pulita e si vedeva l’asfalto (vorremmo capire quali atti hanno letto), hanno affermato che se fosse partita una turbina, non avrebbe comunque fatto in tempo ad arrivare".  Ma resta la speranza: "Comunque andremo avanti nella convinzione che la verità e la giustizia emergeranno, fiduciosi nel lavoro svolto dai pm con un impianto accusatorio che non potrà essere smantellato dalle false verità, seppur pronunciate con grande capacità oratoria. Raccogliamo le forze e attendiamo le prossime tre udienze di repliche, per poi arrivare ad una giusta sentenza il 23 febbraio. Tutti noi, insieme all’opinione pubblica speriamo in una conferma delle condanne avanzate dai pm".