ArchiveRigopiano, il sesto anniversario in tribunale. I familiari: "Divisi tra rabbia e dolore"

Rigopiano, il sesto anniversario in tribunale. I familiari: "Divisi tra rabbia e dolore"

"Il destino ha voluto che proprio quel giorno parleranno i difensori degli imputati". Il cuoco dell'allarme (inascoltato): viviamo ancora nell'ansia. A febbraio la sentenza

Pescara, 18 gennaio 2023 - Rigopiano: mentre a febbraio è attesa la sentenza per la strage nell'hotel ai piedi del Gran Sasso - 29 vittime travolte e uccise da una valanga - per il 18 gennaio, sesto anniversario della tragedia, in tribunale a Pescara è stata fissata l'udienza "in cui inizieranno le arringhe difensive degli avvocati degli imputati. Con il permesso del giudice ci allontaneremo per raggiungere il luogo della tragedia", annuncia il comitato vittime. 

Rigopiano: la tragedia il 18 gennaio 2017
Rigopiano: la tragedia il 18 gennaio 2017

Ma che cosa si aspettano le famiglie? E che cosa si aspetta chi quel giorno dette l'allarme che è rimasto per troppo tempo inascoltato? "Cerco di non avere aspettative per non rimanerci male", confida Giampiero Parete, il cuoco scampato all'inferno con la moglie Adriana, i figli Gianfilippo e Ludovica, Gianfi e Ludo. 

"Ho visto quello che è successo al processo per il terremoto dell’Aquila, non voglio farmi troppe illusioni", riflette. Riferendosi alla sentenza choc che ha addossato una parte di responsabilità alle vittime del crollo, perché avevano deciso di rimanere a dormire in quell'edificio.

"Noi siamo stati scortati fino all'hotel Rigopiano"

"Noi - ricorda Giampiero Parete - quel giorno siamo stati scortati fino all'hotel. Stavano tutti là. Non siamo stati imprudenti, casomai erano loro a doverci dire di non andare. Ma io sono tornato a casa con i miei, più di  questo non puoi chiedere alla vita. Io ho già vinto. Per le persone che non ci sono più non dico che la giustizia deve essere vendetta. Però se uno ha sbagliato deve pagare".

Mai più tornati sulla neve

La famiglia di Giampiero Parete non è più tornata sulla neve da quei giorni di gennaio. "Quest’anno per la prima volta siamo andati in vacanza, siamo stati in crociera.  Ho ripensato alla Concordia, ognuno ha la propria croce. E quando porto in giro la mia famiglia sono sempre in allerta, basta il minimo rumore ad allarmarmi". E come reagiscono oggi Ludovica e Gianfilippo? "Stanno leggendo il libro che ho scritto con mia moglie.  Oggi sono più grandi, può anche darsi che abbiano elaborato quello che è successo. Ognuno ha i propri tempi".

Vivere nell'ansia che possa capitare qualcosa

"Adesso ho abbandonato un po’ le udienze - confida Giampiero Parete -. I difensori degli imputati, gli avvocati, fanno il loro mestiere. Ma sono certo che se ascoltassi certi discorsi poi dopo arriverei a casa e mi rovinerei due-tre mesi di vita, ripensandoci. Il ricordo di quello che è successo c'è sempre. È lo stare in ansia, ogni volta che c’è brutto tempo.  Un’altra persona va in giro tranquilla quando c’è vento forte, non pensa che ti può cascare una tegola addosso. Io ci penso 50 volte. Qual è l’immagine che mi resta di Rigopiano? Non è un’immagine, è la sensazione di non poter fare niente, una sensazione di impotenza. Se ci ripenso: ho camminato sui tronchi spezzati, grazie a Dio sto ancora qua. Se precipitavo due o tre metri non mi trovava più nessuno e morivo assiderato. Con la ragione avrei dovuto rimanere fermo, immobile. Ogni passo poteva essere fatale. È andato bene proprio tutto. Vuol dire che quel giorno, qualsiasi cosa avessi fatto, non era la giornata mia".