Giovedì 18 Aprile 2024

Riforme istituzionali Meloni incontra i partiti "Ma le farò comunque" Il Pd: altre le emergenze

Parte un giro di consultazioni con le forze politiche, ci sarà anche Conte. Dem cauti, la presidente del Consiglio: "Ho il mandato per agire, no ai veti".

La premier assicura di volere il dialogo, fa sapere che oggi andrà ad ascoltare più che a parlare, tanto che ha modificato gli orari per permettere a Conte di partecipare all’incontro di Montecitorio. "Non arrivo con un modello", assicura. Ma da quello che dice chiudendo la campagna del centrodestra ad Ancona è evidente che indicherà l’elezione diretta del premier, termine che può indicare cose sensibilmente diverse: "Bisogna legare chi governa al consenso popolare". Il passaggio però destinato a irritare di più l’opposizione è quello in cui conferma la linea di Tajani: "Voglio fare una riforma ampiamente condivisa ma la faccio, perché ho avuto il mandato dagli italiani per farla. Non accetto atteggiamenti aventiniani o dilazioni".

Da qui a smentire che le riforme non "siano una priorità" come affermato da Elly Schlein il passo è brevissimo: "Io penso sia prioritario dire basta ai governi costruiti in laboratorio". Ci tiene talmente, da voler gestire in prima persona il dossier, seguendo la pista indicata dalla ministra Elisabetta Casellati, che vorrebbe battezzare un testo il 17 maggio, durante il convegno di costituzionalisti organizzato al Cnel.

Il metodo preferito dalla premier per arrivare a dama sarebbe la commissione Bicamerale con poteri redigenti. Ma con questi presupposti è fin troppo facile prevedere che l’incontro di oggi, almeno per quanto riguarda Pd e M5s, non approderà ad alcun risultato. Entrambi i partiti sono contrari a forme di elezioni diretta, disponibili al massimo al cancellierato. Tra l’altro al Nazareno sono convinti non solo che "le emergenze sono altre", ma che bisogna parlare "di tutto, anche di legge elettorale dei comuni". Resta da vedere come la prenderà l’ala riformista del Pd, già molto nervosa come si vede dall’emorragia, per posizioni che ritiene estremiste.

Il solo spiraglio che potrebbe permettere al governo di non imporre una riforma a maggioranza è rappresentata dell’ex Terzo polo. Calenda e Renzi sono disposti a dialogare, e la stessa proposta di premierato è frutto di una sorta di mediazione non solo con FI, anche con i centristi. Senza la disponibilità di Pd e M5s difficilmente si potrà parlare di Bicamerale: la questione resterà sul tavolo della maggioranza e dei centristi. Con un’appendice inconfessata ma determinante: il prezzo della Lega è l’autonomia differenziata. Un passo doloroso ma che Giorgia dovrà muovere. Quando? Sulla contestualità tra le due riforme lei sembra irremovibile, solo che la Salvini ha bisogno dell’autonomia per poterla sbandierare alle elezioni europee del 2024.

Antonella Coppari