Giovedì 17 Luglio 2025
RAFFAELE MARMO
Cronaca

Riforma della Giustizia, l’analisi di Sabino Cassese: “Conflitto agitato da toghe militanti”

Il giurista: “Il cosiddetto Massimario è un ufficio che non prende decisioni, esprime solo giudizi”. Nuove tensioni tra Forza Italia e Lega sul decreto Sicurezza, azzurri contrari a fare una seconda versione

Riforma della Giustizia, l’analisi di Sabino Cassese: “Conflitto agitato da toghe militanti”

Ancora aria tesa nel governo e nella maggioranza, segnatamente tra Forza Italia e la Lega. Raffaele Nevi, portavoce degli azzurri e vice-capogruppo vicario alla Camera, mette i classici puntini sulle ’i’: “Abbiamo sempre detto che il tema della sicurezza ha bisogno di una costante attenzione da parte della politica e delle istituzioni perché ci sono elementi e problematiche che emergono continuamente, ma non si può certo fare una norma ogni giorno” Nevi, di fatto, boccia la proposta della Lega di un secondo provvedimento (decreto) sul tema della sicurezza. “Dobbiamo essere attenti a costruire leggi e norme che funzionino e poi monitorare con attenzione l’attuazione di ciò che il Parlamento ha approvato”, prosegue. Quanto alla possibile bocciatura della Consulta dopo il pronunciamento di una parte della Corte di Cassazione sul decreto sicurezza appena convertito in legge dal Parlamento, Nevi sottolinea: “La Corte Costituzionale fa quello che vuole, il problema è che quella che si è pronunciata non è nemmeno una sezione della Cassazione, ma un ufficio studi che ha fatto delle osservazioni. Attendiamo le sentenze vere e le valuteremo. Stiamo tutti più tranquilli e cerchiamo di applicare bene e serenamente le norme appena approvate attuandole nel modo migliore, senza fare un decreto ogni giorno. I decreti il governo li fa solo quando c’è necessità e urgenza”.

Replica Roberto Vannacci, vicesegretario e europarlamentare della Lega: “Le leggi vengono fatte quando ve ne è la necessità e, sotto la forma di decreti, quando ve ne è anche l’urgenza”, è la sottolineatura: “Se vi sarà la necessità e l’urgenza di legiferare nuovamente in tema di sicurezza, alla luce dell’evolversi della situazione, sarà un precipuo e inderogabile dovere farlo. Non vi sono vincoli temporali nella promulgazione delle norme, ma solo la necessità di rispondere ai bisogni dei cittadini, i quali sembrerebbero proprio essere assetati di sicurezza e di giustizia”.

La lega, lunedì, aveva prospettato l’idea di un altro provvedimento per aumentare la sicurezza che “tuteli” le forze dell’Ordine.

59C5936CA03BAA60AFE03883D800C0E5
Il Professore Sabino Cassese

Professore, il caso originato dai pareri del Massimario della Cassazione sui decreti sicurezza e Albania ha rilanciato le tensioni tra politica e magistratura: qual è la sua valutazione?

“Da un lato, penso che si sia fatto molto rumore per nulla, perché il cosiddetto Massimario è un ufficio, composto di circa 80 persone, che non prende decisioni, esprime solo giudizi – spiega Sabino Cassese, unanimemente considerato uno dei autorevoli giuristi italiani –. Dall’altro, questo caso ha segnalato la presenza di un diverso problema, che ha due facce: primo il compito del Massimario riguarda la giurisprudenza, non la legislazione; secondo, la massimazione è un’attività molto criticata in tutti i Paesi dove si fa un uso critico e filologicamente corretto della giurisprudenza”.

Vuol dire che l’Ufficio si è mosso al di fuori delle sue competenze?

“Chi legga la normativa interna sul Massimario può notare che per esso sono definiti i seguenti compiti: l’analisi sistematica della giurisprudenza di legittimità, analisi articolata nelle seguenti attività: lettura, selezione e massimazione dei provvedimenti civili e penali; redazione di concise “notizie di decisione”; segnalazione dei contrasti, della avvenuta risoluzione degli stessi e degli orientamenti interpretativi della giurisprudenza di legittimità, nonché delle più rilevanti novità normative; redazione delle relazioni per i ricorsi assegnati alle sezioni Unite, che impongano la risoluzione di contrasti; redazione di sintetiche relazioni informative, ove necessarie per i ricorsi rimessi alle sezioni Unite; assistenza di studio e contributo alla formazione dei ruoli di udienza delle sezioni; relazioni periodiche sulle decisioni relative ai principali orientamenti della Corte di Cassazione; relazioni, anche di ufficio, su novità legislative, specie se di immediata incidenza sul giudizio di legittimità; approfondimenti scientifici e relazioni tematiche, richiesti dai presidenti di sezione previo concerto con il Direttore dell’Ufficio del massimario; studi di rilievo comparatistico; rassegne di giurisprudenza”.

Approfondisci:

Sicurezza Il decreto è legge

Sicurezza Il decreto è legge

A quali giudizi conducono queste premesse?

“Come si vede, il Massimario deve interessarsi delle sentenze, e solo molto limitatamente, e solo a scopo di segnalazione, delle novità legislative. Non è l’ufficio studi del Parlamento, ma l’ufficio studi della Cassazione. Quanto alla massimazione, cioè alla sintesi del contenuto prescrittivo delle sentenze, questa è attività apprezzata da coloro che non leggono le sentenze e molto criticata dagli osservatori stranieri dei nostri usi della giurisprudenza”.

Basta poco perché si riaccenda lo scontro sulla giustizia: che costi ha per il Paese e le istituzioni questo conflitto permanente?

“Quello che viene chiamato scontro sulla giustizia deriva dall’attivismo di un ristretto numero di magistrati militanti, che, grazie all’organizzazione correntizia, si sono trasformati in una sorta di agitatori permanenti. Purtroppo, il conflitto finisce per far perdere di vista il problema fondamentale della giustizia in Italia, che è quello del grande ritardo, della scarsa produttività e dell’altissimo numero di questioni pendenti”.

Sono decenni che la politica cerca un opportuno riequilibrio dei poteri con la magistratura: perché non ci si arriva?

“Non ci si arriva perché, da un lato, l’autonomia e l’indipendenza della magistratura, che vanno salvaguardati come elementi fondamentali dello Stato di diritto, vengono interpretati come autogoverno della magistratura (ciò spinge in particolare i magistrati militanti a divenire attivisti); dall’altro, perché la politica in generale vede ogni intervento della magistratura come una forma di limitazione della propria azione”.

La separazione delle carriere come voluta da questo governo può andare nella direzione giusta?

“È un intervento necessario perché è la conseguenza organizzativa di un ordinamento funzionale, che distingue nettamente chi accusa da chi decide. Ma, nello stesso tempo, non è quello prioritario, che consisterebbe in una riforma organizzativa e funzionale che consenta di avere la decisione finale entro un termine massimo di un anno, come prescritto in altri ordinamenti”.

Non ritiene che anche la previsione di tanti nuovi reati finisca per attribuire nuovi poteri ai pm e, dunque, faccia espandere l’area del penale nella vita civile?

“Questa domanda è collegata al problema per cosiddetto decreto sicurezza, sul quale il mio giudizio è il seguente. Esso tutela beni che è necessario garantire, come la libertà di circolazione delle persone negli spazi pubblici, la proprietà dei privati e altri beni che la Costituzione garantisce. Tuttavia, stabilendo o aumentando le sanzioni penali, aumenta le cosiddette fattispecie criminali, che sono già molte. Nello stesso tempo, è uno strumento che si ritorce sulla stessa maggioranza di governo, perché affida la tutela di tali interessi privati o pubblici degni di essere garantiti, a magistrati, cioè il corpo nel quale sono più presenti coloro che si oppongono agli orientamenti del governo. Quindi, può diventare per il governo un vero e proprio boomerang. Alcuni di quegli interessi pubblici o privati degni di tutela avrebbero potuto essere garantiti attraverso sanzioni amministrative anche molto severe, gestite dalla stessa amministrazione pubblica”.