Mercoledì 24 Aprile 2024

Riforma Sport, la figuraccia è olimpica. L'Italia rischia l'esclusione dai giochi di Tokyo

Domani la decisione, il pasticcio risale al governo giallo-verde. Se l’esecutivo non ridarà autonomia al Coni, niente inno né bandiere per i nostri atleti

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Come la BIelorussia di Aleksandr Lukashenko. O la Russia di Vladimir Putin, messa al bando per lo scandalo del doping di Stato. E cioè: se entro domani pomeriggio il governo non dovesse modificare la riforma dello sport voluta dal primo governo Conte, l’Italia sarebbe sanzionata dal Cio – il Comitato olimpico internazionale contesta al nostro esecutivo una chiara ingerenza nelle curve di quella stessa riforma – con un atto disciplinare che non ha precedenti per l’Italia: l’esclusione dai Giochi olimpici. "Una situazione drammatica per colpa della politica", ha tuonato ieri il numero uno del Coni, Giovanni Malagò.

Cosa rischia l’Italia? E gli atleti potranno recarsi alle Olimpiadi di Tokio?

Il rischio è di essere esclusi come Paese dalle Olimpiadi. Gli atleti potrebbero partecipare solo in qualità di ’Ioa’, cioè ’indipendenti’, senza bandiere né divise azzurre. E non solo. Niente inno di Mameli in caso di medaglia. Immaginate Federica Pellegrini o Filippo Tortu che che salgono sul podio nel silenzio più assoluto. E, ancora, la partecipazione sarebbe consentita solo agli atleti ’individuali’ e non alle squadre che, per definizione, rappresentano il Paese di provenienza. Quindi addio a tutte le nostre nazionali, dalla pallavolo al Settebello di pallanuoto. Altro rischio: il Comitato olimpico potrebbe sospendere il contributo di 925 milioni di dollari previsto per l’organizzazione di Milano-Cortina 2026. 

Come si è arrivati a questo punto? E perché?

La contesta(issima) riforma dello sport voluta dal primo governo Conte e sostenuta da 5Stelle e Lega – il regista e artefice fu l’allora sottosegretario Giorgetti – in barba al parere contrario del Coni ne decretava la profonda riorganizzazione, in particolare con la nascita della società ’Sport e Salute’ e la chiusura della vecchia Coni Servizi. Ha spiegato ieri Malagò, in audizione alle Commissioni riunite Cultura e Lavoro: "La Carta Olimpica vieta ai comitati olimpici di operare per tramite del governo e la società Sport e Salute è il braccio operativo del governo. Per questo non si può fare un contratto di servizio con una società governativa. Questo è il punto centrale". E dunque, secondo il Cio, è compromesso un principio fondamentale della ’Bibbia’ dello sport a cinque cerchi – la Carta olimpica – e cioè la salvaguardia della sacra autonomia del comitato olimpico nazionale e dello sport stesso. Dall’entrata in vigore della legge di bilancio del 2018, il Comitato internazionale ha più volte sollecitato il governo italiano a risolvere la questione, ma dopo due anni di lettere, mail, warning privati e pubblici e promesse – come quella del premier Giuseppe Conte del giugno 2019 al numero uno del Cio Thomas Bach – tutto tace.

Qual è la posizione di Sport e Salute?

Il numero uno Vito Cozzoli ha sottolineato: "Mai Sport e Salute ha inciso sull’autonomia del Coni. Il Cio? Da quello che abbiamo letto, si chiede un ritorno al passato... Sport e Salute aveva proposto una soluzione tempestiva, semplice, lineare. La sensazione è di essere gli unici a cercare soluzioni istituzionali".

Quanto tempo c’è per risolvere la situazione? E come?

Domani, se nulla accadrà, l’Italia sarà sospesa, anche se poi il provvedimento dovrebbe rientrare nel caso in cui la contestata(issima) riforma dello sport dovesse rientrare nei binari olimpici. A meno che non si proceda con un’ammonizione (sarebbe un miracolo) in attesa di soluzione. Per evitare la figuraccia planetaria, la scadenza è domani, quando, dalle 12 alle 16, il mondo a cinque cerchi si riunirà sotto la presidenza di Bach in videoconferenza per affrontare (anche) il caos Italia. Dunque ci sarebbero poche ore per risolvere e una sola via: un Consiglio dei ministri convocato d’urgenza e un decreto per mettere una pezza alla riforma. Stamane è in programma il Consiglio dei ministri, ma con la crisi politica in atto si affronterà la questione a cinque cerchi dopo due anni di caos, tentativi andati a vuoto e un po’ di menefreghismo?