Riforma del catasto: paura stangata. Tasse sulla casa cinque volte più alte

L’ipotesi di una revisione degli imponibili fiscali fa tremare la maggioranza. La Lega annuncia barricate

Daniele Franco

Daniele Franco

Roma, 15 settembre 2021 - Vietato toccare la casa. È stato sufficiente l’annuncio di una revisione del catasto nella prossima riforma fiscale per sollevare l’ennesimo polverone politico. Con la Lega e Forza Italia pronte ad alzare le barricate. Insieme con l’opposizione. Ma con forti mal di pancia anche da parte delle altre forze politiche della maggioranza. Era già successo l’estate scorsa, quando al ministero dell’Economia era circolato un disegno di legge collegato al Documento di Economia e Finanza che prevedeva la rivalutazione degli estimi. Poi, però, via XX Settembre innestò quasi subito la retromarcia.

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Ora l’ipotesi di inserire il catasto tra i capitoli da riformare è tornata. Del resto è da almeno sei anni che Bruxelles e l’Ocse chiedono all’Italia di adeguare il valore dichiarato degli immobili a quello di mercato. Richieste che avevano sollevato la dura resistenza da parte del grande esercito dei piccoli proprietari di immobili "residenziali" localizzati nelle grandi città. Un esercito che comprende, per lo più, il cosiddetto "ceto medio", chiamato a pagare il prezzo più alto dei nuovi estimi. E, che paradossalmente, dovrebbe essere proprio il principale favorito della riforma fiscale. Con la revisione degli estimi si ripeterebbe, invece, il solito copione del governo che con una mano dà e l’altra toglie. Del resto, c’è poco da fare: la revisione rischia di trasformarsi in una vera e propria stangata.

A Milano, ad esempio, se le tasse sugli immobili fossero effettivamente calcolate sui valori di mercato, gli imponibili fiscali crescerebbero di circa il doppio in periferia e addirittura di cinque volte nel centro. Certo, nel nostro sistema ci sono sperequazioni assurde, con case di lusso valutate, più o meno, come immobili popolari. Errori e sviste determinate da un impianto normativo che risale, addirittura, al 1939. Ma, secondo i calcoli delle associazioni di categoria, mediamente i valori catastali attuali sono meno di quella metà di quelli reali.

La riforma prevede una vera e propria rivoluzione sul sistema di calcolo, passando agli attuali "vani" ai metri "quadri". Inoltre sarebbe previsto un nuovo censimento per far emergere i cosiddetti "immobili fantasma" che sfuggono ad ogni valutazione. Le reazioni più dure sono arrivate dagli esponenti della Lega. "Nessuna revisione degli estimi, neanche sotto la foglia di fico della parità di gettito – tuonano Alberto Bagnai e Alberto Gusmeroli, rispettivamente responsabile economico del Carroccio e vicepresidente della Commissione Finanze della Camera –. La casa in Italia è già supertassata. Non possiamo permetterci un ulteriore aumento che stronchi la ripresa del 2022". Sulla stessa lunghezza d’onda anche Forza Italia. "Si rispetti la volontà del Parlamento, che attraverso la commissione Finanze si è espressa per evitare la revisione del catasto, aumentando di fatto la tassazione sugli immobili", dice Sestino Giacomoni, del coordinamento di presidenza degli azzurri.

Una posizione condivisa anche dalla Confedilizia: "Nel luglio scorso – ricorda il presidente Giorgio Spaziani Testa – le Commissioni Finanze di Senato e Camera si erano espresse in senso diametralmente opposto. Se il Parlamento ha ancora un senso, qualcuno batta un colpo". Si concentrano, invece, sulle imprese e il ceto medio le reazioni degli esponenti del Movimento 5 Stelle. "Puntiamo alla riduzione dell’Irpef per i redditi tra i 28.000 e i 55.000 euro; al superamento dell’Irap, con l’abolizione della doppia contabilità; agevolazioni fiscali direttamente sul conto corrente dei cittadini; un’uscita graduale dal forfettario per le partite Iva, che abbiamo confermato sotto i 65.000 euro al 15%; redditi da capitale e altri redditi finanziari da unire in una unica imposta", dichiarano in una nota i deputati M5S in commissione Finanze alla Camera.

 

 

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