Giovedì 18 Aprile 2024

"Rifiutò di fare sesso". E il fidanzato l’ha uccisa

La ricostruzione dei magistrati sull’omicidio della 17enne. Decisive le riprese delle telecamere nella zona: lui sul luogo del delitto

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di Nino Femiani

Potrebbe aver cercato di fare sesso con lei, dopo la lite consumata davanti agli amici. Di fronte al rifiuto di Roberta Siragusa, l’avrebbe presa a pugni, poi strangolata. Un’ora dopo, non contento, sarebbe tornato sul Monte Calogero, nel punto che tutti chiamano il ’Belvedere’, con una bottiglia di benzina cercando di bruciare il corpo e gettandolo in un dirupo. Potrebbe essere questa la macabra sequenza della morte della diciassettenne di Caccamo.

La relazione sommaria del medico legale parla di un "volto tumefatto, specie nella parte occipitale sinistra", ma sarà l’autopsia a dire in modo chiaro come è morta la giovane. L’esame autoptico, previsto per ieri, è stato però rinviato. Gli avvocati di Pietro Morreale, 19 anni, unico indiziato per la morte della fidanzata, rinchiuso nel carcere ’Burrafato’ di Termini Imerese, hanno presentato richiesta di incidente probatorio. Chiedono che sia il gip a nominare un consulente terzo per eseguire l’autopsia. Slitta anche a oggi l’udienza di convalida del fermo di Morreale. Certo per il presunto assassino, accusato dal pm Giacomo Barbara di omicidio volontario e occultamento di cadavere, non si mette bene. Contro di lui una caterva di bugie e immagini che sembrano incastralo. A metterlo con le spalle al muro le menzogne riferite, anzitutto, a Iana, la mamma di Roberta. "Pietro stava sempre con noi. Da un anno e mezzo, uno di famiglia, spesso qui a tavola. Lo conoscevamo bene. A volte mi chiedo se davvero abbiamo nutrito l’assassino della nostra bambina... Tra loro due liti fisiologiche, cose compatibili per due ragazzi che dopo un quarto d’ora fanno pace e passa tutto. Chi avrebbe mai potuto pensare? Quando ho visto che Roberta non era rientrata a casa gli ho telefonato. ‘L’ho accompagnata a casa, non abbiamo litigato’, così mi ha detto. E invece già sapeva che Roberta era morta".

Stesso tono mendacio con un amico che lo chiama alle 2,30. "Non sto con Roberta, l’ho portata a casa alle 2,10", gli dice. E, invece, in quel momento, sospettano gli inquirenti, è al ’Belvedere’ con il cadavere della fidanzata ai suoi piedi. Sono proprio alcuni video di villette nella zona a scandire il passaggio della macchina di Pietro. Una telecamera filma due volte il passaggio dell’automobile di Morreale. La prima alle 2:37, il mezzo torna indietro alle 2:43. Successivamente arriva alle 3:28 va via dodici minuti dopo, alle 3:40. Finora il giovane è restato muto, raccontando una fandonia: "Roberta è uscita dall’auto e si è data fuoco".

Una ricostruzione che fa scrivere al pm: "La personalità dell’indagato, per come emerge dall’attività di indagine, si dimostra particolarmente proclive al delitto nonché insensibile alla gravità dell’evento verificatosi". Una personalità oggetto anche del commento degli amici. "So che Pietro la picchiava, la minacciava. le diceva che se avesse riferito di queste violenze avrebbe fatto del male a lei e alla sua famiglia". E un altro aggiunge: "Aveva paura delle minacce di Pietro, il loro rapporto era malato".