Green pass e rientro in ufficio dopo il week end. Farmacie chiuse, chi farà i tamponi?

Stesso discorso per gran parte dei laboratori. Riuscire ad ottenere il Green pass potrebbe essere complicato

Una farmacista mostra un Green pass

Una farmacista mostra un Green pass

Il D-day di venerdì è ormai imminente. Si calcola che i lavoratori non vaccinati siano tra i 2,5 e i 3 milioni: per accedere a fabbriche e uffici, se rifiutano il siero, queste persone dovranno sottoporsi al tampone. Ogni due giorni se fanno il test rapido, ogni tre se scelgono quello molecolare.

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Per dopodomani è atteso un picco di tamponi, ma le farmacie si dicono pronte. Resta però da sciogliere il nodo del week-end.

Se, infatti, il lavoratore da testare deve entrare al lavoro lunedì, il tampone rapido, ad esempio, va fatto sabato (quando diverse farmacie e altre strutture convenzionate sono aperte per mezza giornata) o domenica, quando quelle aperte per turno sono ancora meno (e i laboratori di analisi hanno di norma la serranda abbassata). Dunque, il rischio è quello di ingorghi o di incontrare difficoltà a fare e processare questi tamponi.

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Nell’ultimo mese, la media settimanale dei tamponi processati è stata sempre sotto quota 300mila al giorno, ma il boom è inevitabile. E il rischio che il sistema vada sotto pressione è concreto. A partire dalle farmacie che, però, come aveva spiegato due giorni fa il presidente di Federfarma, Marco Cossolo, "sono pronte a uno sforzo eccezionale per aumentare l’offerta ed effettuare decine di migliaia di test in più".

Posizione che ribadisce, a 48 ore dall’"ora X", il segretario generale di Federfarma, Roberto Tobia. A partire dallo scorso autunno, spiega, "il sistema si è messo in moto e si è preparato per soddisfare, rispetto all’ordinario, il prevedibile aumento di tamponi". Con scorte e approvvigionamenti diversi rispetto al tipo di farmacia – da quella rurale con qualche decina di test a quelle dei centri delle grandi città con qualche centinaio – sapendo però che l’adesione all’operazione tampone calmierato (15 euro per gli over 18), non riguarda tutte le circa 18mila farmacie italiane ma la metà. Quasi 9mila con le adesioni degli ultimi giorni.

Le farmacie, aggiunge Tobia, che innanzitutto sono impegnate a diffondere la cultura della vaccinazione, non temono problemi di approvvigionamento e le possibili code dovrebbero essere evitate grazie al sistema delle prenotazioni, mentre prezzi superiori ai 15 euro per tampone vanno denunciati. Non tutte però le farmacie che hanno aderito all’operazione-tampone offrono questo servizio nell’arco dell’intera giornata. Molte lo fanno, ricorda Annarosa Racca, presidente di Federfarma Lombardia, altre riservano ai test, oltre all’attività ordinaria, alcune ore.

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È qui che si apre la questione week-end. Sarà un problema? "È chiaro che la domenica si riduce il numero delle farmacie disponibili – risponde sempre Racca –. Però si tratta sempre di numeri elevati: in tutta Italia, ogni notte ci sono tremila farmacie aperte". In queste ore, rassicura Isabella Mori, responsabile servizio tutela di Cittadinanzattiva "non abbiamo segnalazioni di difficoltà da parte dei cittadini ad effettuare i tamponi". Monitoreremo, però, aggiunge "la situazione nei prossimi giorni". Piuttosto, osserva Mori, "abbiamo già da alcune settimane segnalazioni di ritardi nel ricevere i Green pass e questo potrebbe creare problemi ai lavoratori che, da venerdì, dovranno accedere ai luoghi di lavoro".

Un motivo in più per guardare ai prossimi giorni con attenzione. Mettendo in conto anche il rischio che la rabbia No Green pass dai pronto soccorso si trasferisca anche su qualche farmacia? "Le farmacie – conclude Tobia – sono un presidio sanitario con le porte sempre aperte sulle strade. E continueranno ad esserlo, sapendo di poter contare sulle forze dell’ordine".