Venerdì 19 Aprile 2024

Rider, la morte di Seba. Il dolore del papà: "Lavorava per non pesare su di me"

Il padre del rider 26enne travolto a Firenze: si pagava gli studi così, parlare di lui mi provoca un sussulto

Sebastian Galassi, 26 anni, in una foto con la fidanzata Valentina

Sebastian Galassi, 26 anni, in una foto con la fidanzata Valentina

Firenze, 10 ottobre 2022 - "Ha visto che c’erano tanti ragazzi a salutare Sebastian? Questo mi ha fatto piacere". Riccardo Galassi è uno scrigno stipato di un dolore lancinante. Uno schianto nella notte del primo ottobre a Rovezzano, ultimo tentacolo di periferia est fiorentina, gli ha portato via il suo ‘Seba’, impegnato nell’ultima consegna per conto di Glovo. Sebastian Galassi, 26 anni, rider per mettere su qualche spicciolo e pagarsi il corso da graphic designer, il mestiere che sognava di fare da grande. La sua morte ha scosso Firenze e ha fatto tornare prepotentemente alla ribalta la condizione lavorativa dei fattorini 4.0, uomini e donne che per arrivare a fine mese corrono da un lato all’altro delle nostre città con il cuore in gola e un occhio fisso sull’orologio. Durante le esequie di Sebastian nella piccola pieve di San Martino a Mensola, sulla prima collina del capoluogo toscano, don Paolo Tarchi ha ricordato le parole di Papa Francesco ("Questa economia uccide. Si considera l’essere umano come un bene di consumo, che si può usare e poi gettare").

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Signor Galassi, le sono piaciute le parole del parroco?

"Ha fatto un discorso molto bello davvero".

Pensa che suo figlio fosse sfruttato come rider?

"No, questo non lo posso dire: a lui questo lavoro faceva comodo, lo faceva per un paio d’ore al giorno, non tutti i giorni. Guadagnava 500, 600 euro al mese, la sera e i festivi veniva pagato un po’ di più".

Un ragazzo con la testa sulle spalle nonostante la giovane età.

"Ero contento che mio figlio facesse questo lavoretto. Gli serviva per pagarsi gli studi e per alleggerire me, che sono pensionato. Era un bravo ragazzo. Con me e suo fratello gemello guardavamo insieme le partite della Fiorentina. Quando non era con noi passava il tempo con Valentina, la fidanzata. Tramite lei tra l’altro aveva conosciuto i nuovi amici della squadra di calcetto".

Qual è l’ultimo ricordo che ha di lui?

"Sabato dopo pranzo mi ha salutato dicendo che sarebbe andato a casa della fidanzata e che ci saremmo rivisti la sera alle dieci perché doveva fare alcune consegne. Non è più tornato".

Che cos’è accaduto quella sera?

"Sono stato chiamato dalla polizia municipale perché lo scooter che usava Sebastian per le consegne è intestato a me. Mio figlio, nell’urto, aveva perso il giubbotto con i documenti. Nessuno degli altri automobilisti però si è ancora fatto sentire. È un gesto che mi aspetterei. Vogliamo sapere com’è andata e per questo nomineremo un avvocato".

Che cosa la rendeva fiero del suo ragazzo?

"Quel suo cuore così grande. Era buono per istinto nei confronti di tutti. Ecco, io come padre ero fiero di lui. Ora però le chiedo per favore di riattaccare. Sono molto stanco e ogni ricordo che ho parlando di lui mi provoca un sussulto".