Glovo licenzia rider, tribunale di Palermo: "Lo assuma a tempo indeterminato"

A intentare la causa un ciclofattorino di 49 anni, licenziato dall'azienda spagnola. Cigl: "Per la prima volta in Italia riconosciuto il rapporto di lavoro subordinato"

Rider Glovo

Rider Glovo

Palermo, 23 novembre 2020 - Glovo dovrà assumere "a tempo pieno e indeterminato" un rider che aveva licenziato. Lo ha stabilito un tribunale di Palermo con una sentenza che fa esultare la Nidil Cgil, che ha sostenuto un rider 49enne, Marco Tuttolomondo, nella causa fatta contro l'azienda spagnola per contestare il suo licenziamento. "Una vicenda giudiziaria partita all'inizio del 2020, quando un ciclofattorino di Glovo è stato di punto in bianco 'disconnesso' dalla piattaforma per cui consegnava cibo e bevande a domicilio", racconta il sindacato in una nota.

Il giudice del lavoro del Tribunale di Palermo, Paola Marino, dopo la proposta di conciliazione fatta a fine ottobre, ha emesso la sentenza definitiva disponendo la reintegra di Tuttolomondo nel posto di lavoro con un contratto di lavoro subordinato a tempo pieno e indeterminato, con uno stipendio orario, quindi non più a cottimo, con inquadramento di sesto livello, applicando il contratto collettivo del Terziario, distribuzione e servizi. Il giudice ha anche disposto un risarcimento del danno dal giorno della disconnessione al giorno dell'effettiva reintegra e la differenza retributiva tra quanto guadagnato dal rider con il contratto autonomo e quanto gli sarebbe spettato con un contratto di lavoro subordinato. 

"Una sentenza storica - affermano il segretario generale Nidil Cgil Palermo, Andrea Gattuso, e il segretario generale Cgil Palermo, Mario Ridulfo - E' una vittoria molto importante nella strada del riconoscimento dei diritti e delle tutele per questi lavoratori che, in questa fase di epidemia, stanno tenendo in piedi un pezzo importante del nostro tessuto produttivo. Ci aspettiamo un cambio di rotta da parte delle piattaforme che si ostinano a ritenere questi lavoratori come autonomi". 

"Ci aspettiamo un cambio di rotta da parte delle piattaforme che si ostinano a ritenere questi lavoratori come autonomi”, proseguono dal sindacato. "È una vittoria di tutti e per tutti in quanto nasce dalla spinta dei lavoratori e da un rapporto intenso tra questi e il sindacato e va nella prospettiva di un ampliamento dei diritti per tutti i lavoratori. Questo riconoscimento - aggiungono Gattuso e Ridulfo - potrebbe perfino andare ben oltre il perimetro del lavoro dei rider, arginando la proliferazione degli ultimi anni di contratti di lavoro autonomo per mansioni che sono state sempre tipiche del lavoro subordinato”.

"Le richieste presentate nel nostro ricorso sono state accolte integralmente - affermano gli avvocati che hanno seguito il ricorso -. Parte da Palermo il primo riconoscimento giudiziario di una forma di lavoro che da sempre riteniamo non possa essere svolta con un contratto di lavoro autonomo ma debba essere regolata come un vero e proprio rapporto di lavoro subordinato".