Venerdì 19 Aprile 2024

Scontro sul riconoscimento facciale. "Nessuno vuole il Grande fratello"

Il ministro PIantedosi: tecnologia utile in chiave di prevenzione, ma la privacy sarà sempre tutelata A Bruxelles verrà discussa una normativa quadro, braccio di ferro tra Commissione e Parlamento

Il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi

Il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi

Roma, 4 maggio 2023 – “Nessuno pensa a un Grande Fratello di massa...", risponde così il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ai giornalisti che a Palermo gli chiedono un commento sulla sua intenzione di introdurre l’utilizzo del riconoscimento facciale nelle telecamere di sicurezza italiane, sulla quale fino al dicembre 2023 c’è una moratoria, ma per la quale il Viminale ha da poco iniziato una interlocuzione con il Garante della privacy. "La possibilità del riconoscimento facciale e dell’utilizzo di tecnologie è già in essere – ha ricordato Piantedosi – ci sono stati dei casi, come l’accoltellatore di Termini riconosciuto grazie a queste tecnologie particolari, che danno la possibilità di dare un nome attraverso i dati facciali".

L’opposizione è perplessa se non allarmata (mentre la maggioranza è favorevole e così non pochi sindaci di vario colore politico), ma il Viminale non vuole procedere a strappi, né ha testi pronti. "Si tratta solo di vedere se può avere un altrettanto proficuo utilizzo in chiave di prevenzione – dice Piantedosi –. Penso, ad esempio, in chiave di antiterrorismo. Nessuno immagina di utilizzare delle tecnologie comprimendo la privacy".

Il Garante della Privacy già nel 2018 diede parere favorevole all’utilizzo da parte del Viminale del sistema ’Sari enterprise’ che permette di comparare le immagini riprese dalle videocamere di sorveglianza con le informazioni contenute nel Casellario Centrale d’Identità della Polizia Criminale, nel quale sono archiviati i i cartellini foto-segnaletici redatti dalle forze di polizia italiane. All’interno dell’archivio sono memorizzate sia le impronte digitali, sia le fotografie e i dati anagrafici e biometrici di tutti i soggetti che vengono sottoposti a rilievi: le schede a disposizione sono 10 milioni italiane e sei delle banche dati europee. Il Garante diede parere favorevole, perché il sistema non effettua elaborazioni aggiuntive ma si limita ad "automatizzare alcune operazioni che prima richiedevano l’inserimento manuale di connotati identificativi, consentendo le operazioni di ricerca nel database dei soggetti foto segnalati attraverso l’inserimento di un’immagine fotografica", "un mero ausilio all’agire umano, avente lo scopo di velocizzare l’identificazione, da parte dell’operatore di polizia, di un soggetto ricercato della cui immagine facciale si disponga". E soprattutto perché è un sistema ex post, supervisionato da un operatore.

Discorso diverso per il sistema ‘Sari real time’ che confronta in tempo reale i volti dei soggetti ripresi dalle videocamere e li confronta con una watch-list che è di un massimo di 10 mila soggetti. Se e quando c’è una corrispondenza, il sistema genera un alert. Ma per questo sistema il Garante, nel marzo 2021, diede parere negativo "in mancanza di adeguate e specifiche disposizioni normative legittimanti". E così, lo scorso anno, è scattato il blocco fino al 31 dicembre 2023, nella speranza che l’Unione europea – che effettivamente ci sta provando con una proposta della Commissione, che a giorni sarà discussa al Parlamento europeo, che però è contrario – vari una normativa specifica che contemperi, ove possibile, le opposte esigenze di privacy e di sicurezza. L’orizzonte è quindi di medio periodo: prima una norma quadro europea, poi una nazionale e solo allora sarà possibile – o meno – l’utilizzo del riconoscimento facciale in tempo reale, tutto da vedere come e dove, nelle riprese delle telecamere di sicurezza.