Nel giorno in cui annuncia il ritiro di una parte delle sue truppe ammassate alla frontiera ucraina, Mosca esibisce un’altra arma che potrebbe usare contro il Paese vicino. La Duma, la Camera bassa del Parlamento, ha infatti approvato una mozione che dà al presidente Vladimir Putin (foto) l’autorità di riconoscere come indipendenti le due Repubbliche separatiste filo-russe nell’est dell’Ucraina. Una prospettiva che provoca un’immediata levata di scudi nel campo occidentale. Il riconoscimento, avverte il cancelliere tedesco Olaf Scholz, in visita a Mosca, sarebbe una "catastrofe politica" e una "violazione degli accordi di Minsk". Cioè il trattato di pace che con grandissima fatica si sta cercando di resuscitare. Putin, al fianco di Scholz per una conferenza stampa congiunta dopo un colloquio durato oltre quattro ore, si mantiene sapientemente ambiguo sul tema, rifiutando di dire se userà o meno il potere conferitogli dall’assemblea, su mozione peraltro presentata dal Partito comunista e non dal suo Russia Unita. "La stragrande maggioranza del nostro popolo – afferma – simpatizza con i residenti del Donbass". La regione nell’est dell’Ucraina, appunto, dove sono situate le due Repubbliche secessioniste, quella di Donetzk e quella di Lugansk. Le autorità locali dei due territori, più vicine per cultura alla Russia rispetto ad altre regioni dell’Ucraina, proclamarono l’indipendenza nel 2014, ribellandosi al governo centrale di Kiev che quell’anno era passato nelle mani di forze politiche europeiste: la guerra con l’esercito ucraino ha finora provocato 14.000 morti. ...
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