Il ministro ai medici: ricette in stampatello

Prescrizioni incomprensibili, un rischio per i pazienti. Vietate le abbreviazioni

Una farmacista, archivio

Una farmacista, archivio

Roma, 19 dicembre 2018 - "Una brutta grafia può rendere difficile la comprensione di una prescrizione e causare errori nella dispensazione e nella somministrazione di una terapia farmacologica". Sulla base di questo assunto dalla Direzione generale della programmazione sanitaria arriva la ‘Raccomandazione per la prevenzione degli errori in terapia conseguenti all’uso di abbreviazioni, acronimi, sigle e simboli’. Se decifrare la scrittura dei medici è, spesso, un arduo compito per pazienti e farmacisti, la chiarezza delle ricette è un tema molto serio, le cui ricadute, spesso gravi, sono al centro di diversi studi.    Il Medmarx reporting system, ad esempio, ha rilevato che il 4,7 per cento dei 643.151 errori riferiti, tra il 2004 e il 2006, da 682 strutture sanitarie statunitensi erano riconducibili all’utilizzo di abbreviazioni. Altri studi hanno evidenziato come la maggior parte degli errori in terapia si verifichi durante la prescrizione e riguardi la confusione tra farmaci con nomi o pronuncia simili oppure tra unità di misura e dosaggi. 

Una questione sulla quale, in passato, sono già intervenuti anche l’Aifa e il Ministero della Salute e che rappresenta una problematica molto sentita, in particolare, dalle Unità Farmaci Antiblastici (Ufa), da cui arrivano numerose segnalazioni di errori presenti nelle prescrizioni cartacee attribuibili agli acronimi dei protocolli di chemioterapia e alle abbreviazioni dei nomi dei farmaci antineoplastici. Problematiche che, stando ai dati dei sistemi di Incident reporting delle Aziende sanitarie, possono influenzare negativamente la comunicazione tra operatori sanitari e tra questi e pazienti o caregiver.

Al fine di prevenire gli errori in terapia, il ministero della Salute ha, così, deciso di avviare una standardizzazione della terminologia e delle definizioni affinché medici, farmacisti e infermieri adottino un linguaggio comune al riparo da pericolosi fraintendimenti. 

Oltre all’invito, per le prescrizioni scritte a mano, ad adottare una bella grafia e a "usare lo stampatello" nel Documento – rivolto a Regioni, Direzioni aziendali e a tutti gli operatori sanitari coinvolti nel processo di cura del paziente e nella gestione dei farmaci – sono contenute numerose e puntuali indicazioni sui diversi aspetti della redazione delle ricette. 

Si raccomanda, ad esempio, di scrivere il nome del principio attivo per esteso, in quanto alcune abbreviazioni possono essere collegate a più farmaci dal nome simile, ed evitare sia gli acronimi sia le formule chimiche. I medici dovranno, inoltre, lasciare uno spazio tra nome e il dosaggio (per evitare, soprattutto, la confusione della lettera ‘elle’ con il numero ‘uno’); usare per esteso ‘unità’ al posto di ‘u’; usare i numeri arabi e non quelli romani; non mettere lo zero terminale dopo la virgola per le dosi espresse da numeri interi (1,0 mg in quanto potrebbe essere confuso con 10 mg); evitare l’uso delle frazioni (1⁄2 compressa può essere frainteso con 1 o 2 compresse); evitare le abbreviazioni in latino e quelle in lingua inglese; scrivere le unità di misura secondo il sistema metrico decimale e, nel caso le abbreviazioni siano confondenti (come mcg e mg), riportarle per esteso.