Giovedì 25 Aprile 2024

Ricatti sessuali raddoppiati, la psicologa: figli troppo soli. "Controllate le chat"

Il focus del Servizio analisi criminale: il fenomeno ’sextortion’ nel 2021 è aumentato del 94%. La psicoterapeuta Manca: "I ragazzi hanno molta disponibilità economica e internet è pieno di esche"

Ricatti sessuali raddoppiati: l'allarme

Ricatti sessuali raddoppiati: l'allarme

Se si parla di minacce a sfondo sessuale, la pura e semplice vendetta pare non sia più abbastanza. Nemmeno ai danni di vittime minorenni. Stando ai dati divulgati dalla Direzione centrale della Polizia Criminale (Servizio analisi criminale), il reato di abuso su minori che ha visto una crescita più incisiva nel 2021 è il cosiddetto ’sextortion’. Con la crasi di due termini inglesi (sex ed extortion) si identificano le minacce a sfondo sessuale per ottenere soldi o comunque favori, anche in natura. Nel 2021 i casi trattati su vittime tra gli 0 e i 17 anni sono a +94%, 101 casi in tutto, rispetto ai 77 del 2020. Un’impennata a cui fa seguito quella dei casi di adescamento online (533 nel 2021, 401 nel 2020) e di cyberbullismo (464 nel 2021 e 412 nel 2020).

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In questo panorama che certo non fa onore al genere umano, il reato di sextortion è in grado comunque di raggiungere un livello superiore. "Al possesso diretto o meno di immagini esplicite, si aggiunge il ricatto – considera Maura Manca, psicoterapeuta dell’età evolutiva e presidente dell’Osservatorio Nazionale Adolescenza –. Non c’è quindi una condizione passionale di vendetta, come avviene nel revenge porn. In questo caso i ragazzi cercano anche di ottenere un vantaggio, ignorando del tutto il valore umano dell’altro".

Dottoressa, i dati dicono che gli autori dei reati sono per la quasi totalità adulti. Lei però parla di "ragazzi".

"Il sextortion è un fenomeno che nasce in una fascia d’età giovane e si estende anche a quella adulta. Spesso i giovani che commettono certi reati non si rendono nemmeno conto della gravità delle loro azioni. Scatta un meccanismo psicologico chiamato “disimpegno morale“: prima di tutto ci sono io, l’altra persona è un mero oggetto. Tra l’altro non si parla solo di richieste economiche, possono essere sessuali. Le vittime a quel punto si trovano a vivere in una condizione di terrore; anche una volta pagato, hanno paura che non sia finita lì. Tutto questo, unito alla vergogna, le porta a non denunciare".

Oltre alle insidie del mondo online, perché il fenomeno continua a crescere?

"A mio avviso viene lasciata troppa disponibilità agli adolescenti. Troppe carte prepagate, e troppo poco controllate. Tante volte si perde di vista quando e come nostro figlio o nostra figlia stia spendendo i soldi".

I genitori cosa possono fare?

"Si può ad esempio impostare un tetto massimo di spesa, e soprattutto monitorare sempre gli acquisti. Se invece si vuole limitare l’uso del telefono, o del tablet che sia, si può applicare un controllo parentale che disattivi tutte le chat. Bisogna sempre stare all’erta: seguire un corso di formazione, o farlo seguire ai propri figli, non basta. Ogni nuova funzione di un’applicazione può rappresentare un nuovo metodo di adescamento".

A proposito di adescamento online, l’analisi fa un appunto sulla fascia 0-9 anni: pare che sia un fenomeno nato dopo la pandemia. È vero?

"No anzi, era molto frequente anche prima, la pandemia ha solo permesso di parlarne in misura maggiore".

Perché prima non si poteva?

"Le dirò, parlare di adescamento davanti a una classe di scuola elementare, magari in presenza anche di genitori e insegnanti, non è mai stato facile".

Troppo imbarazzo?

"Possiamo dire che quasi sempre questi episodi vengono associati unicamente alla sfera sessuale, quando è evidente che non è così. A quel punto la reazione emotiva lascia poco spazio a un approccio razionale. “No, a mio figlio non succede“ è un pensiero tanto frequente, quanto sbagliato. Molti non solo sottostimano il fenomeno, ma vanno proprio in opposizione: “Siete voi, con questi discorsi, a mettere loro strane idee in testa“ è un’altra reazione molto comune“".

In sostanza, l’ostacolo al raggiungimento di più consapevolezza sono gli adulti?

"Direi piuttosto che sono i genitori o gli insegnanti, quasi sempre, a non essere informati. Se però da un bambino o un adolescente non ci si può aspettare una capacità di pensiero critico sviluppata, dagli adulti sì".