Coronavirus, riaperture Italia: ipotesi del 19 aprile. Cinema e teatri: serve il tampone

Domani si riunisce il Cts, poi la Cabina di regia. Il protocollo per gli spettacoli: obbligatoria la mascherina Ffp2

Il flash mob a Napoli dei commercianti, la protesta va in scena con le mutande

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Ma davvero il d-day per le riaperture è il 19 aprile? La data circola in molte sedi politiche, ma Palazzo Chigi non conferma. I dati vanno un po’ meglio (qui il bollettino del 10 aprile) – si limita a dire – ma non sono ancora tali da permettere un allentamento certo prima della fine di aprile. Bisogna sentire il parere degli esperti: il Cts – a meno di colpi di scena – dovrebbe riunirsi già domani. Indubbiamente, molto dipenderà dalla vaccinazione a tappeto annunciata dal commissario Figliuolo (qui la direttiva). Se tutti gli ottantenni e una congrua parte dei settantenni saranno protetti, forse se ne potrà parlare. Se ne parlerà di certo nella cabina di regia che Lega, Forza Italia e Italia viva spingono affinché sia convocata da Draghi in settimana. Quale che sia la data, i filtri saranno a maglie strette.

I cinema e i teatri per esempio: le norme consentono l’apertura in zona gialle, ecco perché al dicastero della Cultura in questi giorni si sta lavorando per aggiornare i protocolli predisposti a febbraio quando – prima che la situazione si aggravasse – era stato previsto il via libera al settore il 27 marzo. Tra le ipotesi che il ministro Franceschini porterà nei prossimi giorni al Cts, il tampone fatto non più di 48 ore prima dell’evento (che solleva molti dubbi tra gli addetti ai lavori), l’obbligo di indossare una mascherina FFP2, distanziamento di almeno un metro. Regole severe per consentire di ampliare la platea prevista due mesi fa: 200 persone nei luoghi chiusi, 400 all’aperto. Più complicata la situazione per gli stadi: si ragiona sull’apertura se non al 30% almeno al 25%. Il punto davvero critico non è tanto il distanziamento tra i posti, ma gli ingressi: si sta studiando un modo per evitare assembramenti in entrata e in uscita. Se per palestre e piscine è ancora tutto in alto mare tanto che dalla Sicilia alla Liguria si moltiplicano gli appelli per le riaperture, ben diversa la situazione per gli albergatori che, sulla carta, non hanno mai chiuso. In pratica molti sono stati costretti a farlo per carenza di turisti e quindi anche loro insistono per una data certa. "Non possiamo perdere ulteriormente terreno rispetto ad altri Paesi europei che lo hanno già fatto", riassume Maria Carmela Colaiacovo, vice presidente di Confindustria Alberghi. In teoria la data – che dovrebbe coincidere con l’avvio della stagione estiva – c’è: il ministro del Turismo Garavaglia ha parlato del 2 giugno. Bisognerà vedere: nell’attesa, gli stagionali del comparto scendono in piazza in Campania.

Per le scuole vale quanto detto dal premier: tutti in classe almeno per un mese prima della fine dell’anno scolastico. Quel mese non può che essere maggio; certezza o auspicio, si capirà dai dati delle riaperture in arancione: da domani saranno quasi 6,6 milioni (quasi un milione in più della settimana appena conclusa) gli alunni presenti in classe sugli 8,5 milioni di statali e paritarie, in pratica 8 su 10. Ma il settore più critico ed esasperato resta quello dei bar e ristoranti. Il leader di Forza Italia, Tajani, oltre a spingere per una verifica il 20 aprile del decreto in vigore che "permetta ove possibile la zona gialla", ha pronto un piano per le riaperture che intende presentare al governo cui suggerisce , tra l’altro, di permettere, "compatibilmente con la situazione epidemiologica" sia pranzi che cene all’aperto, "nel rispetto del coprifuoco alle 22". Dalle riaperture dipenderà in buona misura la tenuta del governo Draghi. Un altro mese con le serrande calate porterebbe l’esasperazione degli italiani alle stelle ma i conti pubblici se la vedrebbero altrettanto nera, visto che una nuova tornata di chiusure a maggio imporrebbe di cominciare da capo a poche settimane dal nuovo scostamento di bilancio che il governo dovrebbe varare tra martedì e mercoledì. Riaprire è d’obbligo ma per farlo in sicurezza ci vuole una campagna di vaccinazione spedita. La sfida per Draghi, Figliuolo, Speranza è quella e, se dovesse essere di nuovo persa, i guai diventerebbero enormi.