Riaperture, le date. Il governo fa le prove. E i ristoratori assediano il Palazzo

Cabina di regia in settimana, ripresa entro fine mese. Piazza vietata, il comitato ’IoApro’: "Invadiamo Roma"

Tensione durante la manifestazione del movimento "IoApro"

Tensione durante la manifestazione del movimento "IoApro"

La pressione intorno al Palazzo comincia a farsi sentire. Nonostante il divieto della questura, oggi arriveranno nella capitale i ristoratori di "IoApro" per protestare davanti a Montecitorio. Sarà un caso, ma nelle ore in cui l’Italia si colora di arancione, si moltiplicano le voci di chi vorrebbe accelerare le ripartenze. Anche dentro la maggioranza, anche dentro il governo. Dove c’è chi preme per una riunione con Draghi dei capi delegazione in cdm (la cosiddetta cabina di regia) in settimana per valutare la possibilità di permettere la ripresa di alcuni settori prima della fine di aprile nelle regioni con numeri da zona gialla come ad esempio Lazio, Veneto, Marche o Molise. Tentati, ma con molto giudizio, sono il presidente del Consiglio e il ministro Speranza. Impegnati a chiarire che, nonostante la richiesta di massa e ’cronoprogrammi’ che circolano sotto banco, nulla ancora è detto. "Serve gradualità: il caso della Sardegna, passata dal bianco al rosso, lo insegna: non si devono bruciare le tappe. La variante inglese corre molto veloce", sottolinea il titolare della Salute in tivù da Fazio.

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Ci sono, però, sul tavolo progetti e persino agende. Oggi il ministro della cultura, Franceschini, incontra gli esperti del Cts per discutere con loro dei criteri di riapertura di cinema e teatri (mascherina Ffp2, tampone effettuato nelle 48 ore precedenti, distanziamento) nonché mostre e musei (percorso obbligatori, visite a tempo), naturalmente privilegiando le prenotazioni online. Insieme ai luoghi di cultura, gli esercizi pubblici dovrebbero essere i primi a ripartire, come conferma il sottosegretario alla Salute, Sileri: "Torneranno i colori; maggio è il mese della programmazione delle ripartenze. Si comincia con le scuole, ma cinema, teatri è possibile riaprirli subito. Come i ristoranti a pranzo e, verosimilmente, da metà maggio a cena".

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Naturalmente, tutto dipenderà dai dati dei contagi e, in particolare, da quelli delle vaccinazioni. Di certo, Speranza non rinuncia al ruolo di guardiano della cautela anche alla luce della ripresa delle lezioni in presenza per gli studenti quasi ovunque, da oggi: "C’è un elemento di rischio ma abbiamo fatto una scelta, consapevoli che è l’architrave del paese. Il piccolo tesoretto che abbiamo accumulato con le chiusure abbiamo deciso di investirlo sulla scuola. Vogliamo fare di tutto perché questa ripartenza ci accompagni fino a giugno". Quand’anche si dovesse arrivare a un anticipo, insomma, andrà fatto con la massima prudenza.

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Se non più arancione, almeno "giallo scuro". O, a preferenza, "arancione chiaro". Che poi, in soldoni, vuol dire la stessa cosa: apertura degli esercizi pubblici sì, ma solo a pranzo. Dalle 15.30 dovrebbe essere possibile solo l’asporto. Pur se non vietati, alla Salute consigliano di evitare il più possibile gli spostamenti e i viaggi all’estero: "Stiamo lavorando a un Green pass europeo per una più facile la mobilità", dice ancora Speranza. "Mi sto attivando anche in sede anche in sede di G7 con gli altri ministri della Salute per provare a estendere questa iniziativa".

Resta il fatto che, per quanto nessuno lo ammetta, il problema è vedersela non tanto con le spinte che arrivano dal Palazzo ma con quelle dal basso, dalla popolazione la cui esasperazione è reale, al di là dei probabili tentativi di strumentalizzazione. Domani il ministro dello sviluppo economico, Giorgetti, vedrà una delegazione del Fipe. Intanto, il movimento "IoApro" (riunisce bar, ristoranti, locali) annuncia che oggi arriveranno nella capitale 130 pullman pieni di esercenti pronti a protestare di fronte alla Camera dei deputati malgrado la questura non abbia autorizzato il sit-in perché "piazza Montecitorio è stata già concessa ad un’altra manifestazione". Avverte Mohamed El Hawy: "Andiamo per sostenere un’altra ristoratrice che ha il permesso di manifestare. Saremo assolutamente pacifici". Si vedrà oggi se il divieto funzionerà, ma resta il problema di fondo: si può vietare di manifestare, non di essere esasperati e infuriati.