Mercoledì 24 Aprile 2024

Rete unica, il governo cambia rotta Il ministro Colao: meglio fare le gare

Nel Piano spedito a Bruxelles si parla di ‘reti’. Tim non ci sta, ma affonda in Borsa

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L’ipotesi che sia tramontato il progetto per creare una Rete unica attraverso la fusione fra quella di Tim e Open Fiber si abbatte sul gruppo guidato da Luigi Gubitosi. In Borsa il titolo fa un tonfo del 5,5% a 0,42 euro, il peggior risultato nel paniere principale di Piazza Affari, e Tim preannuncia un ricorso alla Consob a tutela della società e dei suoi azionisti. L’azienda definisce "inappropriate e prive di riscontri oggettivi" le interpretazioni di alcuni giornali sui contenuti del Piano nazionale di ripresa e resilienza, che portano, di fatto, all’addio al progetto di Rete unica (nel testo spedito a Bruxelles si parla di "reti"), ma le ricostruzioni vengono indirettamente confermatate dal ministro dell’Innovazione Tecnologica, Vittorio Colao (foto). Che rincara la dose: "Il nostro obiettivo è politico e di Paese, non di assetti societari", quindi si punta a "qualsiasi situazione adatta a dare la banda larga a tutti". Se quella migliore vede gli operatori in concorrenza fra loro, "lo faremo con le gare" chiude il ministro. Già a marzo, Colao, vista l’impasse sulla Rete unica e i ritardi negli investimenti, aveva parlato di un "piano B", per spingere anche sul 5G e sul Fwa (Fixed wireless access) nonché su aggregazioni. L’idea che si profila è di fare gare con lotti anche medio-piccoli, soprattutto nelle aree grigie, dove manca la banda ultralarga.

Un cambio di rotta deciso rispetto al governo Conte, che aveva spinto sulla Rete Unica, tanto che, ad agosto, era stato firmato un ’pre-accordo’ per fondere Open Fiber - dove intanto Cdp si è rafforzata al 60%, Macquarie è entrata col 40% ed Enel è uscita - con FiberCop, la società dell’ultimo miglio in larga parte in rame di Tim. Soluzione’verticale’ che avrebbe potuto sollevare i dubbi dell’Antitrust Ue.