Giovedì 18 Aprile 2024

"Restrizioni ancora per due settimane" Altre quattro Regioni a rischio zona rossa

Fino al 3 dicembre niente sconti. Il ministro Speranza: "Basta sottovalutare la situazione, gli ospedali sono ancora sotto pressione"

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di Alessandro Farruggia

Niente allentamenti delle misure prima di dicembre. Anzi, oggi, alla luce dei nuovi dati settimanali che saranno forniti dall’Iss alla cabina di regia, è molto probabile che le Regioni in fascia rossa aumenteranno. Quasi sicuro il passaggio nella fascia di massima restrizione dell’Abruzzo (già in zona rossa per ordinanza regionale) e della Puglia, mentre a fortissimo rischio c’è la Sicilia e un filo sotto la Basilicata e poi, ancora meno, la Liguria. Con ogni probabilità l’Emilia Romagna verrà confermata in zona arancione ed è possibile, ma improbabile, che il Veneto la raggiunga. In ogni caso a decidere saranno i dati.

Ieri i ministri Speranza e Boccia hanno visto le Regioni e Speranza è stato chiaro: "Nessuno sottovaluti la serietà della situazione. La pressione sulle strutture sanitarie è molto alta. Non si può assolutamente scambiare qualche primissimo e ancora insufficiente segnale incoraggiante in uno scampato pericolo". "Non escludo che possano esserci altre Regioni rosse nei prossimi giorni" ha detto da parte sua Boccia. E infatti un innalzamento è molto probabile. Intanto, in attesa della decisione odierna sull’intera Sicilia, per ordinanza del governatore Nello Musumeci diventano dieci le zone rosse sull’isola. Da domani e fino al 3 dicembre, a Bronte (Catania), Cesarò e San Teodoro (Messina), Misilmeri (Palermo) e Vittoria (Ragusa) – la cui scadenza viene prorogata – si aggiungono: Acate, e Comiso (Ragusa), Camastra (Agrigento), Ciminna (Palermo) e Maniace (di Catania). Per Lombardia e Piemonte un ritorno in arancio è escluso fino al 27 novembre ma probabilmente slitterà al 3 dicembre. Ed è atteso a inizio dicembre anche per la Toscana, Val D’Aosta, Calabria e provincia di Bolzano. "Stiamo andando verso una possibilità di riaccedere alla fascia arancione per i primi giorni di dicembre, o più verso la metà di dicembre" ha detto ieri il governatore della Toscana, Eugenio Giani.

Nel vertice di ieri il governo ha garbatamente respinto per il momento il pressing delle Regioni che da giorni chiedono di "semplificare" i criteri che attribuiscono alle Regioni la collocazione nella zona gialla, arancione o rossa. "Le misure dell’ultimo Dpcm e i 21 parametri del monitoraggio non cambiano fino al 3 dicembre – ha annunciato il ministro Boccia – e da domani fino a fine mese ci sarà un tavolo tecnico per valutare le ulteriori proposte delle Regioni". Boccia ha anche assicurato che le Regioni che hanno varato ulteriori misure restrittive, "se fatte d’intesa con il ministro della Salute", potranno fare richiesta per i relativi ristori.

"È stata una riunione proficua" conferma il vicepresidente della Conferenza delle Regioni e governatore ligure, Giovanni Toti, commentando l’esito del confronto con i ministri Speranza e Boccia. Ma Toti in queste ore sta premendo perchè la Liguria non diventi zona rossa. "Alla luce degli ultimi dati – ha detto – la Liguria sarebbe da ritorno in fascia gialla, non sicuramente da zona rossa, che sarebbe totalmente ingiustificabile per il trend e per per tutti gli indicatori. Da un punto di vista tecnico scientifico lo escludo nel modo più totale. Quello che riteniamo che sia invece serio e prudente fare è di restare in zona arancione".

Anche la Puglia non vuole il passaggio da zona arancione a zona rossa e proprio per questo ha proposto di fare zona rossa solo le province di Foggia e BarlettaAndriaTrani. "Dal nord al sud della Regione – osserva l’assessore alla Sanità Pierluigi Lopalco – la situazione epidemiologica è diversa pensiamo che possa essere una valutazione equa una zona rossa nel nord della Puglia mantenendo la zona arancione per il resto della Regione". Ma il ministro Boccia non è d’accordo. "Fa bene Emiliano a chiedere restrizioni. Ma se lo chiede per due province e se ci sono le condizioni, allora ha senso chiederle per tutta la regione". L’idea di una differenziazione su base provinciale, pur possibile, sta perdendo forza in queste ore. Anche la Regione Lombardia ha rinunciato a proporla.