Martedì 23 Aprile 2024

Restano i veti sul Recovery fund La Francia: avanti senza Visegrad

Il presidente Sassoli insiste sulla cancellazione dei debiti contratti per la crisi Covid: "Rompiamo un tabù"

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di Elena Comelli

Il Recovery Fund è in bilico sui veti di Polonia e Ungheria, ma niente paura: i governi sovranisti non riusciranno a intralciare ancora per molto lo stimolo economico da 1.800 miliardi, costruito dalla Commissione Ue per affrontare la crisi post-Covid. "Potremmo andare avanti senza i Paesi che bloccano", ha annunciato al Senato francese il responsabile degli Affari europei, Clément Beaune, lasciando intendere la possibilità di procedere a 25, o addirittura a 24 nel caso la Slovenia decidesse di seguire fino in fondo i due ribelli.

La formula è quella dell’accordo intergovernativo, una strada con implicazioni politiche e pratiche molto pesanti, da imboccare solo come extrema ratio. "Una variante nucleare che nessuno vuole", ha chiarito il premier olandese Mark Rutte, ma che arriverà sul tavolo del vertice di oggi, se Budapest e Varsavia non si decideranno ad accettare la clausola sullo Stato di diritto e a revocare il veto sul bilancio europeo.

L’idea è stata rigettata dal commissario, Paolo Gentiloni, che ha invitato "a non considerare proposte che potrebbero distrarre dall’obiettivo di risolvere il problema", rivolgendo poi un appello ai leader ad approvare il pacchetto di rilancio "per mettere le economie su un sentiero di ripresa" e scongiurare quei ritardi che potrebbero avere conseguenze serie. E mentre Angela Merkel, Charles Michel e Ursula von der Leyen lavorano per scardinare l’asse Budapest-Varsavia - facendo leva anche sul fatto che Varsavia beneficerà di 70 miliardi - Gentiloni dice di avere fiducia: "I veti saranno superati".

Ottimista il presidente del Parlamento europeo, David Sassoli: "Ci auguriamo che il veto di Ungheria e Polonia sia superato. I tempi indicati saranno rispettati". L’Europarlamento, che ha l’ultima parola sugli accordi con la ratifica in plenaria, ha già ribadito il suo no a nuovi negoziati sulla regola che apre alla possibilità di negare fondi europei a governi in violazione dello stato di diritto, come appunto Polonia e Ungheria. Entrambe le nazioni, del resto, sono state condannate più volte dalla Corte di Giustizia sui migranti e su altre questioni fondamentali inerenti ai diritti democratici dei loro cittadini, senza che i rispettivi governi muovessero un dito per rispettare quelle sentenze.

"Il sostegno dei fondi del bilancio dell’Ue non può essere incondizionato, va di pari passo con il rispetto dei valori Ue", ha ribadito Sassoli, intervenendo a un evento a Bruxelles. Sulla ricetta economica per superare la crisi e sulla sua proposta di cancellare i debiti contratti per contrastare la diffusione del Covid-19, Sassoli ha sostenuto che "è il momento di avere coraggio e rompere i tabù". E ha aggiunto: "Siamo a un passaggio decisivo della vita dell’Unione europea e dobbiamo considerare che, forse, questi mesi sono stati utili perché hanno imposto all’agenda europea una forte discontinuità con il passato".