Resta il partito dei vaffa (ma senza astio)

Gabriele

Canè

Prima ha tentato di abolire Grillo. Respinto con perdite. Ora, per evitare di essere a sua volta abolito, Conte ha varato la manovra di aggiramento del padre-nemico: Grillo resta il garante, ma "basta con le frasi aggressive". Intenzione giusta, intendiamoci, in una politica in cui il dibattito sconfina spesso nella rissa, e i toni sono più da osteria che da accademia. Dunque, in bocca al lupo, professor Conte. A maggior ragione perché il suo non è solo un invito, ma un pilastro del nuovo statuto dei 5Stelle, un movimento che nasce aggressivo, e che rischia di morire proprio da quando ha messo giacca e cravatta, e ha trasformato in "sì" tutti i suoi "no" categorici e irrevocabili. Il movimento che nasce dal "vaffa", incitamento non proprio bonario, che si pose l’obiettivo di aprire il Parlamento come una scatola di sardine, che con il suo guru e fondatore non ha mai smesso di tenere alto il volume. Del resto, poche settimane fa Grillo ha espresso in questi termini il suo pensiero proprio su Conte: "Non ha né visione politica, né capacità manageriali. Non ha esperienza di organizzazioni, né capacità di innovazione".

Non sarà un giudizio aggressivo, ma neppure in stile vecchia Inghilterra, non la terra meschina e cafona che ha fatto mostra di sè al campionato europeo. Poi, come si sa, i due hanno fatto la pace di Bibbona, di cui resterà un conto al ristorante più che una lapide. Con l’impressione, però, che non sarà facile cambiare il Dna grillino, e che un 5Stelle non aggressivo sia un po’ come il latte senza lattosio: non gonfia lo stomaco, ma non sa di niente. Vedremo. E infine, che la buona intenzione di Conte rischi di essere l’ennesima contraddizione di questo partito-non partito, prima di lotta, ora (un po’) di governo, le cui sorti sono nelle mani di un non iscritto, Conte, finché un non dirigente, Grillo, deciderà che non lo è più. "Prego si accomodi". Che sarà come un "vaffa", ma meno aggressivo.