Sabato 20 Aprile 2024

"Responsabilità trasversali Ora occorrono deroghe"

L’economista De Paoli analizza la politica energetica del nostro Paese "Embargo a Putin? Draghi deve convincere gli italiani ad accettare i razionamenti"

Migration

di Antonio Del Prete

"I paletti che bloccano la ricerca di nuove fonti di energia? Le responsabilità sono trasversali". Luigi De Paoli, docente di Economia dell’energia alla Bocconi, invoca un atteggiamento più laico, propone di ascoltare gli esperti. "Ma l’Italia non ama la scienza".

Professor De Paoli, nel momento in cui avremmo più bisogno di gas rinunciamo a molti giacimenti.

"Qualche anno fa è passato un referendum, il cosiddetto No Triv, per limitare l’esplorazione alla ricerca di gas e petrolio. Ma la situazione attuale è molto diversa: oggi rinunciare alla produzione nazionale, per quanto insufficiente, significa contraddire gli annunci politici".

È sotto accusa il Pitesai. Il nome è già tutto un programma.

"Servono regole equilibrate. E nelle situazioni eccezionali si deve derogare alle regole".

Invece ci sono molti ostacoli. A chi vanno imputati?

"Dello stop alla produzione nazionale di gas e petrolio i Cinque stelle hanno fatto una bandiera. Ma avrebbero dovuto dire no anche al consumo perché gli idrocarburi italiani e quelli importati dall’estero, nel momento in cui bruciano, generano le stesse emissioni. Ad ogni modo, i ‘no’ non vengono solo dai grillini, sono trasversali".

A chi si riferisce?

"Il fermo della produzione di gas nell’Alto Adriatico fu deciso dal governatore di Forza Italia, Galan, per tutelare Venezia. E la Basilicata, la regione più ricca di petrolio, è stata governata a lungo dal Pd, che qualche intralcio lo ha creato. Eppure, le royalties non incidono poco sul bilancio regionale".

Fino alla guerra si parlava di transizione ecologica e riduzione delle emissioni, ora facciamo un pensierino al carbone. È un passo indietro?

"Dal punto di vista delle emissioni prodotte sì, perché il carbone ne produce il doppio del gas. La strada della transizione ecologica è sacrosanta, ma in questo momento il gas manca: per sopravvivere è giusto fare patti anche con il diavolo".

Ora la partita è geopolitica. Come possiamo emanciparci dal gas russo?

"Non esiste una soluzione miracolosa: 29 miliardi di metri cubi di gas russo sono difficili da rimpiazzare. Possiamo aumentare la produzione nazionale e le importazioni da Paesi ai quali siamo già collegati come Algeria, Qatar e Azerbaigian, far arrivare il gnl americano sfruttando al massimo i nostri rigassificatori. E poi si può diminuire la domanda, ma Draghi deve convincere gli italiani ad accettare i razionamenti".

Le rinnovabili rappresentano un’alternativa realistica?

"Secondo Elettricità Futura (associazione delle imprese del settore elettrico, ndr), dalle rinnovabili possiamo ricavare in tre anni l’equivalente di energia prodotta con 18 miliardi di metri cubi di gas. Non sono pochi ma neppure sufficienti"

Intanto, la Francia punta forte sull’atomo e l’Inghilterra riscopre le mini-centrali nucleari per abbattere i costi delle bollette. È la strada giusta?

"In Italia non è praticabile: impossibile convincere la gente ad accettare le centrali. Da almeno 15 anni discutiamo su dove fare un deposito di rifiuti radioattivi generati in passato dai nostri quattro reattori".

Dobbiamo rassegnarci a consumi razionati nel prossimo futuro?

"Se Draghi insiste sull’embargo non vedo alternative. Ma penso che sia un pio desiderio perché i tedeschi, che più di noi hanno i piedi piantati a terra, non inseguono il consenso facile".