Vaccini, report settimanale sulle regioni. Poche somministrazioni? Arriva l'esercito

Il governo punta a un monitoraggio costante e a una sorta di commissariamento per chi resta indietro

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Scatta il monitoraggio settimanale del governo sull’andamento della campagna vaccinale nelle singole regioni. Il tutto mentre un milione di dosi Pfizer è stato trasferito agli enti locali che, come richiesto dal premier Mario Draghi, dovranno coordinarsi di più con lo Stato centrale. In cambio Palazzo Chigi ha assicurato la disponibilità ad inviare task force della Protezione civile e della Difesa per risolvere eventuali criticità. S’inserisce in questo contesto la strategia del governo di una valutazione settimanale dell’andamento della campagna di somministrazione nelle regioni per intervenire in caso di gap tra i diversi territori e qualora non venissero rispettate le priorità indicate dal piano nazionale. Una mossa che trova sul chi va là il fronte dei governatori.

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Ieri, intanto, il premier ha fatto il punto sull’evoluzione della pandemia da Covid-19, analizzando i dati epidemiologici - con il bollettino che ha segnato 551 morti e un tasso di positività del 5,6% – insieme al ministro della Salute Roberto Speranza e ai vertici del Cts, il portavoce Silvio Brusaferro e il coordinatore Franco Locatelli. Peraltro, fonti della struttura commissariale che fa capo a Figliuolo hanno ribadito, dopo l’allarme che si era diffuso sulla situazione nelle carceri, che i detenuti rientrano tra le categorie prioritarie per la vaccinazione. Il governo adesso guarda alle misure da prendere alla scadenza di quelle attuali, prevista il 6 aprile. Il nuovo decreto, secondo quanto hanno spiegato diversi esponenti nella maggioranza, dovrebbe arrivare la prossima settimana anche per dare ai cittadini, ai lavoratori, alle imprese e alle famiglie – aspetto a cui Draghi tiene molto – il tempo di organizzarsi e di non essere colti alla sprovvista.

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In questo senso nella serata di ieri si è riunita la cabina di regia ma non sono ancora state prese decisioni. Due le questioni più grosse da affrontare: il tema degli spostamenti tra le regioni e la riapertura della scuola, con il pressing in tal senso di larghe parti della maggioranza e del governo. Tra le ipotesi che circolano con insistenza c’è quella di una mini-proroga (forse all’11 aprile) delle misure attualmente in vigore, allargando le maglie della stretta sulla scuola: potrebbe essere consentito il ritorno sui banchi, anche in zona rossa, almeno ai più piccoli (0-6 anni) superando il giro di vite deciso con il Dpcm dello scorso due marzo. Ma sull’11 aprile il ministro Speranza ha ribadito che non sono state prese decisioni.

Nell’immediato, ha spiegato la ministra Elena Bonetti (Iv), e "alla luce dei nuovi dati", "si sta valutando se questo tipo di incidenza permetterà di avere una rivalutazione in zona rossa per i primissimi anni". Inoltre "appena una Regione passa in arancione, e non ci sono più gli elementi scientifici per dire che quella scuola deve essere chiusa, le scuole vanno aperte", ha aggiunto. Per le prossime settimane, poi, l’orientamento sarebbe di riaprire dopo Pasqua e di far tornare in presenza tutti gli studenti fino alla prima media. "Lavoriamo giorno e notte per poter riaprire", ha assicurato il titolare dell’Istruzione Patrizio Bianchi, che però deve fare i conti con una parte di ministri che continua a predicare massima prudenza.

Tutte queste decisioni dipenderanno dall’andamento della campagna vaccinale. E da un nuovo vaccino, per giunta monodose, in arrivo: quello di J&J, atteso ad aprile, che potrebbe essere destinato inizialmente agli over 80 e ai più fragili.

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