Renzi sfida Conte, ora la crisi di governo è più vicina

L’ex premier alza la posta: "Subito il Mes". I ministri di Iv potrebbero passare all’appoggio esterno già prima della legge di Bilancio

Matteo Renzi posta una foto con Joe Biden del 2016 (ImagoE)

Matteo Renzi posta una foto con Joe Biden del 2016 (ImagoE)

Renzi e Italia Viva stanno per aprire la crisi di governo? Non oggi o domani, almeno, ma presto, diciamo a gennaio. Il ritiro della delegazione ministeriale di Iv appare sempre più vicino come pure si parla di appoggio esterno all’esecutivo Conte, anticamera della sua fine.

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Stavolta Renzi non farà il gambero. "Abbiamo già perso la faccia sul caso Bonafede", gemono i suoi, "un altro penultimatum e siamo morti". Stavolta Renzi fa sul serio. L’atteggiamento ricorda quello dell’attore Dolph Lundgren che interpretava il pugile russo che sfidava Rocky Balboa: "Ti spiezzo in due". La frase, dal sen fuggita, sarebbe più prosaica: "A quello lo sfascio". Renzi non ne può più di Conte, della sua melina, dei suoi metodi, dei suoi programmi, del suo fare da salamandra. Poi c’entra pure il merito, ovviamente, ma un po’ meno. In ogni caso, dopo il durissimo discorso al Senato di Renzi, la goccia che ha fatto traboccare il vaso (già colmo di suo) della malcelata ubbia con cui ’Matteo’ vive il suo rapporto con Conte è stato quel "fesserie" con cui ieri il premier ha liquidato l’allarme di Iv sulle grinfie che il premier vorrebbe mettere sui servizi segreti, oltre che sui soldi della Ue.

Da ieri mattina è stato tutto un crescendo di accuse dei renziani contro gli spin di Casalino – che dicono ai giornalisti "Renzi vuole andare alla Difesa o agli Esteri per stringere mani che contano. Renzi vuole due ministri" – e contro il quieta non movere di Conte. Il quale è sgusciato da due giorni di incontri con le delegazioni di Pd e M5s trasformando una verifica di governo (da tutti invocata) in un sottovuoto spinto in cui si è parlato di tutto e di niente.

Senza dire del fatto che gran parte del Pd e un pezzo di 5 Stelle avevano garantito a Renzi pieno supporto alle sue rivendicazioni ma che, a Chigi, da lupi si son fatti agnelli. E così, il Ghino di Tacco dell’Arno, ha deciso che era arrivata l’ora di dire basta.

Di mattina grandina la notizia che la delegazione di Iv non si presenterà dal premier causa "impegni precedenti della ministra Bellanova a Bruxelles" (scusa risibile), per tutto il giorno va in onda l’ira funesta e crescente dell’ex premier. Nella e-news straordinaria ricorda il suo rapporto con Biden postando una foto dei bei tempi a palazzo Chigi e, già che c’è, loda Draghi, drappo rosso per Conte. Infine, a sera, con antica, sapiente, regia mediatica, parla direttamente lui, prima al Tg5, poi su Rai 3 a Carta bianca.

Dice che "non ci pensa neppure a far cadere il governo", poi però pretende, nell’ordine, "i 36 miliardi del Mes per la sanità" (sapendo che se Conte li approva l’M5s fa la crisi), una nuova struttura sul Recovery Plan, lo stop del piano di Conte sui servizi. Altrimenti l’annuncio, per ora via stampa, delle dimissioni delle ministre di Iv è già stato consegnato. E al Pd ricorda che, "in caso di crisi di governo, decide la Costituzione e il Colle, non i partiti: si va in Parlamento e si verifica se esiste un altra maggioranza". Ecco, appunto.