Elezioni Quirinale, Renzi gioca sulla destra ma i suoi si sfilano

L’ex premier manda offerte sia al Pd sia a Salvini. Gli esponenti di Italia Viva arrivati da sinistra non vogliono però votare leghisti o azzurri

Roma, 18 gennaio 2022 - Matteo Renzi si rimette al centro della scena. Da un lato tenta il centrodestra ("togliete di mezzo Berlusconi e siamo pronti a votarvi il candidato") e, dall’altro, offre un ramoscello d’ulivo a Enrico Letta e al Pd ("Trovo ragionevoli le parole di Letta, ha detto una cosa seria: mettiamoci intorno al tavolo e facciamo un patto di legislatura"). Ma è chiaro che le sue preferenze vanno a un accordo con Salvini, Meloni e il centrodestra.

Il leader di Iv e quello della Lega si sentono, ormai, con una familiarità e una consuetudine notevoli, ma Renzi è netto nel bocciare la candidatura del Cav. Persino per lui, Berlusconi è "invotabile" e, soprattutto, come spiega a Radio Leopolda, "non ha alcuna chance di essere eletto al Quirinale. I numeri non ci sono. Qualcuno dovrebbe dirglielo". Non che le parole che usa nei confronti dei 5Stelle siano meno feroci: "Il vero problema di Conte è evitare di fare la figura di apparire come quello che non conta una mazza. Di Maio sta facendo un corso di doroteismo. Resterà in partita, perché ha un obiettivo: fare fuori Conte".

Ma Renzi deve stare attento a fare troppo lo ‘splendido’: le sue continue profferte a Salvini – come il suo nuovo asse con i centristi di Toti – iniziano a destare più di un malumore tra i suoi 45 parlamentari. Specie quelli che vengono dal Pd o ancora più da sinistra non hanno "alcuna intenzione di votare un candidato di centrodestra. Al massimo, possiamo votare Casini, gli altri nomi no, sono irricevibili", dicono i deputati di Italia Viva. Insomma, non solo i 5Stelle, ma pure Iv potrebbe spaccarsi come una mela, nel segreto dell’urna. In ogni caso, il leader, se riuscisse l’operazione "Draghi al Colle", sarebbe il primo sponsor del governo dei leader per piazzare ministre sue, possibilmente donne, Maria Elena Boschi in testa.

Nel Pd, viene raccolta con favore, per voce di Enrico Borghi, l’apertura di Renzi, il problema è che, a una settimana dal voto, non ha uno straccio di candidato da lanciare né vero né di bandiera. Certo, il buon nome di Draghi va preservato e, dunque, Letta si ostina a non volerlo fare, almeno non in pubblico, per non dire dei problemi di nuovi assetti di governo che si tira dietro l’ascesa dell’attuale premier al Colle, per il resto è buio. Il segretario – che ieri ha parlato con Antonio Tajani a margine della commemorazione per Sassoli a Strasburgo – si dice "ottimista e positivo" ma, per ora, il centrosinistra gioca di rimessa.

È poi notizia di ieri sera che Letta, Conte e Speranza si riuniranno domani per definire una strategia comune. E, se il Pd arranca, l’M5s è in alto mare. Ci si mette persino Beppe Grillo a complicare le cose. Per ora mantiene uno stretto riserbo (manco una battuta sullo "psiconano", per dire) ma una preferenza per l’ascesa al Colle di Draghi c’è: "Sarebbe un’ottima garanzia per il futuro" disse a Natale. Per il Movimento, una parola di Grillo per Draghi avrebbe l’effetto di una bomba tra i civili.

Conte, invece, disposto a votare per un presidente di centrodestra (Pera o Frattini), è in rotta con il Pd. Ora è infuriato pure con Goffredo Bettini, che ne ha sottolineato le "notevoli difficoltà presenti".