Mercoledì 24 Aprile 2024

Renzi attacca D’Alema "Spinge il Pd verso M5s"

Estratto dall’ultima edizione del ’Mostro: "Il ’trumpiano’ Conte non è di sinistra"

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Esce, pubblicata da Mondadori Libri per Piemme, la versione aggiornata e arricchita de “Il mostro“, l’ultimo libro di Matteo Renzi. Ne pubblichiamo uno stralcio.

Matteo

Renzi

La verità è che la sinistra deve decidere che cosa fare da grande. In Italia, in Europa, ma persino negli Stati Uniti, la domanda di fondo rimane quella: per tornare a vincere si deve sterzare al centro oppure serve spostarsi ancora di più sugli estremi? E questo è il grande dilemma del Pd, mai come oggi in mezzo al guado tra chi lo incoraggia a tornare riformista e chi viceversa lo invita a rompere gli ormeggi per costruire un’alleanza definitiva con il M5S.

Non mi stupisce che il principale teorico di questa seconda opzione sia Massimo D’Alema. Silenziate (...) le proprie polemiche mediatiche – nessuno scrive una riga del tentativo di vendere armi alla Colombia o gli strani interessamenti per i ventilatori cinesi (...) –, l’ultimo segretario del Pds ha spiegato che il Movimento Cinque Stelle è una forza di sinistra. Poco importa l’assonanza culturale con Trump o la firma sui decreti Salvini: D’Alema ha detto che Conte è di sinistra e siccome lo ha detto D’Alema è inutile (...) dissentire. Del resto, avendo lui una spiccata capacità di riconoscere ciò che è progressismo e ciò che non lo è, fin dai tempi del "Bossi e la Lega sono una costola della sinistra", può certo suggerire al Pd di abbracciare in modo definitivo l’alleanza strategica con il partito creato da Grillo (...).

Quando Enrico Letta (...) si lancia in uno spericolato assalto all’eredità di Tony Blair, contestandone la storia e spiegando che il suo Pd non sta con Tony Blair come quello di Renzi, ma sta con Fratoianni e Di Maio, io mi do un pizzicotto per capire se sono sveglio. Quello è lo stesso Letta che da giovane non riusciva a chiudere un discorso senza citare l’allora primo ministro inglese? Non credo che le riflessioni del triumvirato Letta Fratoianni Di Maio abbiano turbato i sogni di Blair, unico leader laburista capace di vincere le elezioni e forse per questo particolarmente inviso a chi, come Letta, le elezioni non le ha mai vinte neanche all’università. Ma è il simbolo di uno spostamento culturale a sinistra che arriva dieci anni dopo il capolavoro della sinistra inglese che ha pensionato il New Labour per abbracciare la cultura perdente degli Ed Miliband e dei Jeremy Corbyn.

Capisco che ormai la discussione è su che tipo di politica riformista immaginiamo per i prossimi anni, quando il Pd e i Cinque Stelle (...) fanno una dura polemica contro l’annuncio, molto teorico, del nuovo governo di puntare sul merito nella scuola italiana. Il merito sembra essere una parolaccia e ricordo bene quanto su questi temi fosse virulenta l’opposizione di larga parte del sindacato, specie della Cgil, ai tempi della Buona Scuola. Allora tutto il “mio” Pd si schierò per il merito, dalla parte del merito. Il merito non è il contrario dell’uguaglianza. Il merito è il contrario della rendita di posizione. (...) Se il merito nella scuola non vale, perché all’interrogazione uno prende 9 e uno prende 6? Se il merito nella scuola non vale, perché dobbiamo dire ai ragazzi di lottare (...)? Chi rifiuta il merito non lo fa in nome dell’uguaglianza ma (...) dell’ugualitarismo. Figlio di una cultura postsessantottina l’ugualitarismo prevede che tutti debbano arrivare nello stesso punto. Ma l’uguaglianza (...) è quella che prevede che tutti partano dallo stesso punto, non che tutti arrivano nello stesso modo. L’uguaglianza significa rimuovere gli ostacoli in partenza non costringere tutti ad andare alla stessa velocità. Rimuovere gli ostacoli è dovere della Repubblica, rimuovere il merito sembra essere l’obiettivo di una certa sinistra.