Mercoledì 24 Aprile 2024

Reliquie, tele e opere ritrovate Chiamatelo Indiana Jones dell’arte

Arthur Brand, storico e critico olandese, ha recuperato il “Prezioso sangue di Cristo“ trafugato in Normandia

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di Riccardo Jannello

La sua carriera di Indiana Jones dell’arte è iniziata da curioso studente nel sud della Spagna, dove faceva ricerche sulla pittura rinascimentale. Degli zingari cercarono di vendergli tre antiche monete romane in argento di un discreto valore: le consegnò alla polizia e il traffico illegale fu bloccato. L’ultimo ritrovamento è ben più importante, soprattutto per il valore religioso e morale della refurtiva, visto che fare un prezzo per vendere il sangue di Cristo non sarebbe stato facile. Arthur Brand ha 53 anni e viene da Deventer, Paesi Bassi. Storico e critico d’arte, ne è poi diventato un cacciatore e questa scoperta l’ha definitivamente issato sul gradino più alto della popolarità.

Il prezioso sangue di Cristo, racchiuso in un reliquario di rame dorato alto una trentina di centimetri, era stato rubato il primo giugno nell’abbazia della Santissima Trinità di Fecamp, in Normandia. La prima chiesa fu eretta nel 658 da un conte merovingio sul luogo in cui approdò, secondo la leggenda, il tronco tagliato di un albero di fico con all’interno due ampolle nelle quali, recitava una pergamena, era raccolto il sangue di Gesù Cristo, colato dalle sue ferite alla base della croce sul Calvario.

Il sangue sarebbe stato raccolto da Giuseppe d’Arimatea e affidato alle onde del mare dal figlio Isacco. Un lungo viaggio che lo avrebbe portato sulle sponde dell’Oceano francese.

Un miracolo il suo ritrovamento iniziale, una paziente opera di intelligence di Brand questo recupero. A lui si sarebbe rivolto un uomo vicino a chi probabilmente aveva operato nell’abbazia, facendosi rinchiudere dentro la sera e portando via il giorno dopo un bottino che comprendeva anche altre opere d’arte e cimeli di valore. Brand ha cominciato il suo rapporto con queste persone e ha convinto a restituire il prezioso sangue. La reliquia, ha detto loro l’Indiana Jones olandese, porta una maledizione sulla testa di chi la possiede e poi sbarazzarsene sarebbe stato molto difficile. Meglio consegnarlo, magari a lui.

Pochi giorni dopo una email in olandese è stata recapitata al detective d’arte: la teca sarebbe stata consegnata all’interno di una scatola di cartone alla porta della sua casa, in un giorno non precisato. Bastava aspettare e la pazienza ha premiato. L’altra mattina Brand ha trovato la scatola. L’ha data alla polizia olandese che la consegnerà ai colleghi francesi non appena "saranno finite le nostre indagini". Brand ha confermato che è la reliquia di Fecamp: "Mettere le mani sul ‘Prezioso sangue’ è stato straordinario: come cattolico, questo è quanto di più vicino alla leggenda di Gesù e del Santo Graal ci possa essere".

Brand ha in passato scovato un mosaico bizantino perduto per 1.600 anni; opere di Dalì, Tamara de Lempicka, Picasso; un anello di Oscar Wilde e i ’Cavalli di Hitler’, due sculture scomparse prima della caduta del Muro e recuperate nel 2015. L’Indiana Jones dell’arte ha scritto due libri, uno tradotto in italiano col titolo ’Sulle tracce del tesoro di Hitler’ e uno in olandese che reciterebbe ’Il Vangelo proibito di Giuda e il tesoro di Carchemish’. Su di lui è stato girato il documentario ’Detective dell’arte’. Ben fatto, Arthur-Indiana.