Martedì 23 Aprile 2024

Messner replica a chi gli contesta la scalata dell'Annapurna. "È tutta invidia"

Uno studioso tedesco sostiene che lo scalatore si fermò cinque metri più in basso. La replica: "Cattiverie da parte di chi non è mai salito in vetta"

Reinhold Messner compirà 78 anni a settembre

Reinhold Messner compirà 78 anni a settembre

Una furia. Nessuno tocchi l’Annapurna a Reinhold Messner (78 anni a settembre) e a chi vuole cancellargli l’impresa di essere stato il primo uomo ad avere raggiunto i quattordici Ottomila, meta e vanto di tutti gli alpinisti, soprattutto se fatto senza ossigeno supplementare. Ora nel sito 8000ers.com del giornalista e studioso di Himalaya Eberhard Jurgalski accanto al nome del campione di Bressanone c’è scritto 13. Secondo il settantenne tedesco, Messner avrebbe scalato la cima dell’Annapurna il 24 aprile 1985 assieme ad Hans Kammerlander (66 anni a dicembre, di Campo Tures) ma non sarebbe arrivato in vetta, a quota 8091, fermandosi cinque metri sotto. "Il vero è vero il falso è falso", ha chiosato sprezzante. Dall’elenco ha cancellato anche il nome di un’altra leggenda, lo svizzero Erhard Loretan. "Mettere Messner e Loretan allo stesso livello degli alpinisti di oggi è una bestemmia", ha commentato Nives Meroi, altra vincitrice di tutte le più alte montagne della Terra, che nella classifica femminile ha perso la collega austriaca Gerlinde Kaltenbrunner. Ma nell’Himalayan Database di Katmandu (Nepal), la più grande raccolta di dati sulle ascese alpinistiche istituito nel 1905, il nome di Messner è scritto ancora in caratteri cubitali col numero 14.

Messner, ma lei è stato o no in vetta all’Annapurna?

"Certo. Cercano di colpirmi per farsi pubblicità inventando una sciocca storia. Un anno fa nessuno è stato a sentirli, e allora hanno tirato fuori il mio nome per lanciare la loro porcheria e sentirsi importanti".

Lei conosce Jurgalski?

"Non personalmente. Ho parlato con loro un anno fa in tranquillità e mi hanno chiesto delle cose".

Dice che lei era sotto la vetta di cinque metri…

"Mi interessa un pizzico se dopo avere scalato una parete di quattromila metri inviolata e arrivare sulla cresta, che per me è la vetta, c’è un ammasso di neve o ghiaccio di qualche centimetro in più che non riuscivamo a vedere. Secondo i nostri calcoli eravamo in cima, nel punto più alto, sulla cima ovest dell’Annapurna. Con la bufera che c’era non si vedevano le cime a est".

Lei difende con orgoglio la sua impresa?

"Con molto orgoglio. Io e Hans abbiamo compiuto qualcosa di eccezionale scalando la parete nord-ovest e aprendo una via considerata impossibile che nessuno per trent’anni è più riuscito a salire. Avevamo studiato quella normale, percorsa già dal 1970, come emergenza per scendere più sicuri e uscire da qualche eventuale trappola. Ma abbiamo deciso di rifare la nord-ovest, più pericolosa ma più rapida".

È un ambiente difficile quello degli alpinisti?

"No, le malignità non vengono da loro, non c’è invidia e non si può raggiungere quest’odio. La gelosia è di chi non ha mai fatto una scalata e non sa che cosa sia l’alpinismo ad alta quota, ma vuole avere lo stesso una certa visibilità".

Lei non è nuovo a subire cattiverie…

"Mi hanno accusato di avere lasciato morire mio fratello sul Nanga, Parbat sostenendo che non siamo arrivati in cima. Ma Gunther è morto proprio perché lo avevamo fatto e stavamo scendendo. Finalmente è stata ricostruita la verità".

Torniamo all’Annapurna: ci potrebbero essere calcoli diversi sulla vetta di una montagna?

"Le cime cambiano, le vette sono fatte di neve e ghiaccio che col tempo possono muoversi. Noi abbiamo scelto la via più difficile proprio perché portava alla quota più alta. Arrivati sulla cresta quella per noi era la vetta. Non ci sono segnali che indicano l’altitudine e nel 1985 non c’era il Gps con il quale adesso si può controllare la misura. La natura cambia, le cornici cadono, ma io sono arrivato a quota 8.091. E poi perché barare in una montagna che non è fra le più alte".

Come giustifica allora la posizione di Jurgalski?

"Fa capire la stupidità che c’è in chi pretende di essere alpinista. Io non mi faccio rubare l’impresa da un birichino che non ha nessuna idea della montagna". Che cosa gli manderebbe a dire?

"Che non è riuscito a rovinare una splendida giornata sul Monte Rite, la cui cresta è simile all’Annapurna (Messner risponde da una delle sedi del circuito museale che prende il suo nome, ndr ) e che sarebbe bello facesse una vacanza cercando di scalare quella parete nord-ovest himalayana come ho fatto io senza i mezzi odierni, e fino in vetta, 37 anni fa".