Regioni in pressing per allentare la stretta Oggi i dati: ecco chi può cambiare colore

Il Tar rinvia a lunedì la decisione sul ricorso della Lombardia. L’Emilia dovrebbe restare arancione, Toscana e Veneto gialle

di Giovanni Rossi

"Non faccio accordi. Le misure sono su base di documenti tecnici e scientifici". Il ministro della Salute Roberto Speranza reagisce male al pressing politico e amministrativo per convincere il governo, il Cts e la cabina di regia a rivalutare la situazione delle regioni insoddisfatte della colorazione epidemica; su tutte la Lombardia, disposta a qualsiasi sforzo per abbandonare la zona rossa; sotto traccia anche il Veneto, che idealmente rivendica il passaggio da zona arancione a zona gialla. Perché nell’Italia geocromatica del Coronavirus nessun colore è eterno, ma la tinta assegnata dura almeno 14 giorni: i cambi in corsa – cioè dopo una settimana – sono possibili solo nei limitati casi valorizzati dai decisori, peraltro più inclini a far arrossire le zone arancioni che a ingiallire quelle con rallentamento epidemico (se non dopo due settimane di conforto statistico). Non tira comunque aria di generosità nella classificazione, visti i dati nazionali di ieri: 14.078 nuovi positivi, 521 morti, indice di positività al 5,2% (in aumento), -43 unità il saldo terapie intensive.

La Lombardia rinnova il primato per numero di contagi giornalierio (2.234), seguita da Emilia-Romagna (1.320) e Lazio (1.303). Eppure la Lombardia ribadisce di aspettarsi novità quanto prima. Meglio se dal ministro Speranza, al peggio dal Tar del Lazio. "Prendiamo atto del rinvio e attendiamo l’udienza di lunedì", rimarca il Pirellone in una nota che stempera la forte contrapposizione del momento: "I tecnici dell’Istituto superiore di sanità e della direzione generale del Welfare lombardo hanno in corso una interlocuzione e, nelle prossime ore, valuteranno una serie di dati aggiuntivi in vista della cabina di regia" convocata per oggi. La parola chiave è "rivalutazione". Va da sé che qualora la zona rossa fosse cancellata, la domanda cautelare della Lombardia perderebbe ogni interesse. Ricorso "surreale", lo bolla Walter Ricciardi, consulente di Speranza.

Nell’azione amministrativa i tecnici del Pirellone denunciano che "incredibilmente", nell’ambito della "valutazione di rischio" il dato dell’incidenza settimanale di nuovi contagi ogni 100mila abitanti "non assume alcun rilievo o, comunque, un rilievo del tutto recessivo rispetto all’indice di trasmissibilità R(t)", peraltro solo uno dei 21 parametri sotto la lente della task force sanitaria chiamata a interpretare il momento epidemico. L’attivismo del duo Fontana-Moratti trae forza anche dalle crescenti proteste del mondo produttivo. Ieri mattina un centinaio di ristoratori, baristi e proprietari di discoteche ha in bloccato la Milano-Lecco. Poi manifestazione sotto Palazzo Lombardia insieme ai colleghi milanesi, incontrando il prefetto Renato Saccone. Ma la rivolta dei ristoratori suscita anche reazioni preoccupate. Nei locali "basta parlare forte o cantare e il virus si diffonde come quando uno tossisce o starnutisce, soprattutto quando il diffusore è asintomatico", ricorda l’infettivologo Massimo Galli: "La Lombardia farebbe bene a stare più cauta".

Anche in Veneto cova il malumore "Zona arancione prudenziale, i nostri parametri sono sempre stati da giallo", insiste il governatore Luca Zaia. "Il nostro Rt è adesso a 0,82. Nel Nord-Est un’ondata è passata". In Sicilia (zona rossa) continua ad essere alto il numero dei decessi e dei contagi. Duro il governatore Nello Musumeci: "Se il contagio non dovesse abbassarsi, non escludo un lockdown come nella scorsa primavera".