Martedì 23 Aprile 2024

Giulio Regeni, tre nuovi teste accusano gli 007 egiziani

Intanto il Senato ha dato il via libera alla cittadinanza italiana a Patrick Zaki: in aula anche Liliana Segre

I genitori di Giulio Regeni chiedono giustizia (ImagoE)

I genitori di Giulio Regeni chiedono giustizia (ImagoE)

Roma, 14 aprile 2021 - Novità sul caso di Giulio Regeni,  il ricercatore italiano trovato privo di vita in Egitto nel febbraio del 2016. Tre nuove testimonianze accusano i quattro appartenenti ai servizi segreti egiziani di essere gli autori del sequestro, delle torture e dell'omicidio di Giulio. È quanto emerge dai nuovi atti depositati dalla Procura di Roma in vista dell'udienza preliminare - fissata per il 29 aprile - a carico del generale Tariq Sabir, Athar Kamel Mohamed Ibrahim, Uhsam Helmi, Magdi Ibrahim Abdelal Sharif in cui si dovrà vagliare la richiesta di processo. 

Nei confronti degli 007 egiziani, il procuratore Michele Prestipino e il sostituto Sergio Colaiocco, contestano reati di sequestro di persona pluriaggravato, concorso in omicidio aggravato e concorso in lesioni personali aggravate. In realtà si sono fatte avanti con gli inquirenti  nelle ultime settimane dieci persone, affermando di avere notizie sul caso Regeni, ma di questi solo tre sono state ritenute attendibili. 

I "dati probatori apportano nuovi elementi conoscitivi su fatti già acquisiti", secondo quanto si apprende da fonti giudiziarie. In base a quanto era emerso nell'atto di chiusura delle indagini, il 10 dicembre scorso, cinque testimoni avevano fornito tasselli di "verità " su quanto avvenuto al Cairo.  Secondo i testi il torturatore di Giulio fu il maggiore Magdi Ibrahim Abdelal Sharif. Fu lui, insieme a soggetti rimasti ignoti, a portare avanti per almeno nove giorni le sevizie avvenute in una villetta in uso ai servizi segreti nella periferia della capitale egiziana. 

Zaki, ok del Senato a cittadinanza

Intanto l'aula del Senato ha dato il via libera alla cittadinanza italiana a Patrick Zaki, lo studente dell'Alma mater di Bologna agli arresti dal 7 febbraio del 2020 in Egitto. Anche Liliana Segre era presente al voto, per ricordare che i diritti umani sono globali e indivisibili.