
L’appoggio di Elly Schlein al possibile referendum Cgil contro il Jobs Act e altre norme “precarizzanti“ del mercato del lavoro, annunciato l’altra sera alla Versiliana nel corso dell’intervista con Agnese Pini, direttrice di QN, trova un muro di sbarramento nel Terzo Polo, con Renzi e Calenda almeno su questo dalla stessa parte. Molte le reazioni contrarie all’asse Landini-Schlein. "Se c’è un provvedimento che ha funzionato e fu sostenuto da tutto il Pd, Elly Schlein deve mettersi di traverso. Così sarà per il Jobs Act: la segretaria Pd sosterrà il referendum abrogativo Cgil. E i benefici concreti all’occupazione? E le maggiori tutele? Nulla, a Pd e 5 stelle interessano solo le abiure", accusa Nicola Danti (Iv). In scia Davide Faraone: "Mi chiedo cosa ne pensano quelli del Pd che sono sempre stati favorevoli e nel 2015 hanno votato la riforma. Anche quelli che stanno attualmente in segreteria, anche i capigruppo di Camera e Senato". Dura Raffaella Paita, capogruppo al Senato: "Che tristezza infinita il Pd ridotto a una appendice dei 5 Stelle, costretto a rinnegare le cose buone fatte in passato come il Jobs Act che ha prodotto oltre 1 milione di posti di lavoro. E che imbarazzo per quel silenzio assordante dei cosiddetti ‘riformisti’ del Pd". Non è da meno il leader di Azione, Carlo Calenda (foto): "Appoggiare il referendum è un errore grave del Pd, occorre lavorare sul salario minimo e sulla detassazione del salario di produttività, non ingessare il mercato del lavoro".