Martedì 23 Aprile 2024

Rebus commissario Musumeci critica e il Colle si irrita "Siate rapidi"

Il ministro della Protezione civile: nessun invito. Il Quirinale chiede di accelerare sulla ricostruzione.

di Antonella Coppari

Il Presidente non ne ha fatto un dramma, ma ha considerato le improvvide parole del ministro Nello Musumeci una gravissima sgrammaticatura. Mai un esponente del governo si era comportato come il titolare della Protezione civile. Il quale, risentito per non essere stato chiamato ad affiancare il capo dello Stato nel giro per la Romagna sconvolta dal maltempo, non ha esitato a manifestare il disappunto: "Sono contento che anche il presidente della Repubblica sia in visita nei luoghi alluvionati come abbiamo fatto noi ministri e per due volte la premier: peccato che non ci siano esponenti del governo a illustrare le criticità, nessuno è stato invitato". In realtà, la presenza di ministri è abituale nelle visite all’estero, mentre in Italia è prassi solo se coinvolgono il dicastero competente. Dunque, non c’erano né sgarbi né violazioni del protocollo. Sergio Mattarella avrebbe potuto lasciar correre, ma proprio perché ha ritenuto lo strafalcione istituzionale troppo grave per passarlo sotto silenzio ha fatto rispondere dal suo consigliere per la stampa: "Il Presidente nelle visite nei territori italiani non impone la presenza di esponenti del governo – ha spiegato Giovanni Grasso –. Essa, peraltro, è sempre gradita da lui. È così dall’inizio del primo settennato".

Sull’intemerata di Musumeci sono fiorite interpretazioni ardite, prima fra tutte quelle che vorrebbe l’attacco mosso da una strategia precisa: limitare l’autonomia del capo dello Stato, magari per costringerlo a concordare l’agenda con Chigi, spalleggiato peraltro con la formula del silenzio-assenso dalla stessa Meloni. Il "no comment" dietro cui si trincera l’entourage della premier sulla vicenda lascia aperte le strade. Sul Colle non escludono che qualcuno nell’esecutivo sogni di poter condizionare il capo dello Stato sono però convinti che, se così fosse, non sarebbe stato scelto un terreno inadeguato come questo. Dietro le parole in libertà di Musumeci il Quirinale ritiene che ci sia solo lui. Del resto, per Mattarella importante non sono certo le bizze di questo o quel ministro ma la situazione tragica delle popolazioni locali. C’è chi nella maggioranza sospetta che la visita in Emilia-Romagna tirasse a spingere la candidatura di Bonaccini a commissario per la ricostruzione. In realtà, essenziale per il capo dello Stato non è il ’chi’ ma il ’quando’: vuole che si faccia prestissimo e non lo nasconde.

A Faenza prima assicura: "Sarò al fianco del governo per sostenere, senza pause e senza alcuna incertezza, il sostegno per la ripresa piena del vostro territorio". Poi pronuncia parole inequivocabili: "C’è un pericolo da evitare, che è grave e, in questi casi, sempre incombente: la tentazione di abbandonare, di arrendersi. Questa non fa parte della tradizione della Romagna. Ma condizioni come quelle che si sono create potrebbero creare questo rischio, che va scongiurato. E lo si scongiura con tempi veloci di rilancio e di ripresa". Insomma, per l’inquilino del Quirinale i discorsi sulle due fasi distinte, prima emergenza e poi ricostruzione, hanno poco senso. E l’idea di far passare mesi prima di individuare un commissario, come parte della maggioranza meditava di fare, è fuori discussione. Il messaggio è arrivato forte e chiaro, tanto che presto dovrebbe arrivare la nomina: "A giorni il commissario sarà preso in considerazione dal Consiglio dei ministri" annuncia il ministro dell’Ambiente Pichetto Fratin. Ma chi sarà indicato, se Bonaccini, come sarebbe nell’ordine delle cose, il generale Figliuolo o qualcun altro, è ancora incerto.